Gli architetti "bocciano" la Biennale Street Art: «Errori di valutazione ed esiti infelici»

Gli architetti "bocciano" la Biennale Street Art: «Errori di valutazione ed esiti infelici»
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PADOVA - La firma in calce al documento è del consiglio dell’Ordine degli Architetti. È una nota, unanime, dunque, quella che i professionisti hanno sottoscritto nel polemizzare con la “Biennale Street Art Superwalls”, in cui parlano di “errori di valutazione evidenti, che a fianco di alcuni riusciti interventi ha visto altri esiti a dir poco infelici».


E nelle righe successive spiegano: «Il riferimento è soprattutto al grande murale floreale realizzato sulla parete del blocco centrale del Nuovo Polo di Psicologia di via Venezia, complesso di edifici concepiti dall’architetto Gino Valle come insieme unitario e coerente. Quello di Street Art si inserisce con violenza in uno dei pochi complessi contemporanei di valore, negando qualsiasi dialogo con la preesistenza architettonica e rovinandone l’immagine unitaria».
Fin qui le considerazioni negative su un immobile dell’Ateneo, replicate pure nei confronti di una seconda location. «Altro esempio di intervento alquanto discutibile - prosegue la nota dell’Ordine degli architetti - è quello operato sulla torre piezometrica di Aps di via Bottazzo, che è ben visibile da Prato della Valle, a sinistra della facciata della Basilica di Santa Giustina, con il risultato di avere reso ancora più evidente un elemento di disturbo preesistente. Che lo strumento del murales sia un alcuni contesti un potentissimo mezzo di rigenerazione urbana è fatto noto, ma il suo utilizzo con leggerezza non mediata apre la discussione su un tema ancora più profondo del semplice inutile deturpamento di un’area di assoluta qualità architettonica contemporanea, quale la mancanza di un piano unitario, partecipato e coerente di azioni sul bene comune».
«Come Ordine degli Architetti - conclude la nota - siamo a disposizione della comunità e degli enti territoriali per promuovere gli strumenti più idonei alla riqualificazione urbana, perché ogni intervento riguarda il patrimonio collettivo».
 

LE CONSIDERAZIONI
Nel merito, poi, è entrata la presidente Giovanna Osti: «Si è partiti da un intento positivo, cioè di puntare il faro su situazioni di degrado, però ci doveva essere un maggiore coinvolgimento della città, visto che colori potenti e opere così grandi fanno presupporre un cambiamento del volto di Padova che non può avvenire così, ma va pensato da tutti coloro che si occupano di trasformazioni territoriali».


E Andrea Colasio, assessore alla Cultura, ha concluso: «Mi auguro che in futuro ci sia un maggiore coordinamento tra gli enti. Street Art ha un linguaggio moderno e ha l’obiettivo di rigenerare aree periferiche. Nella fattispecie, se da parte degli architetti ci sono critiche all’Ateneo, devono discuterne tra loro, cosa che auspico avvenga al più presto».
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Il Gazzettino