PADOVA - Ogni anno la famiglia media padovana getta circa 40 chili di cibo ancora buono, trasformando in tal modo i cassonetti dei rifiuti in supermercati per poveri. Barboni ed...
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La donna, minuta, attorno ai 75 anni, data la corporatura e l'età non riusciva a tenere il coperchio aperto e contemporaneamente cercare. Aveva iniziato perciò a fermare i passanti chiedendo un aiuto. Non soldi, ma solo recuperare il cibo all'interno: confezioni danneggiate di biscotti di marca, non ancora scaduti, pasta, questa sì scaduta, frutta e verdura. «Ho lavorato tanti anni come cuoca ma in nero e non ho pensione, neppure quella sociale, perché ho una casa intestata». Il tempo di concludere la spiegazione e veniva avvicinata da un'altra signora avanti negli anni con la quale, dopo aver confabulato un po', riprendeva la sua ricerca.
«Mi sembra strano fosse merce nostra» replica però il responsabile della Pam di piazzetta Garzeria. «Tutto il nostro reso viene ritirato, portato al deposito di Spinea e consegnato ai fornitori per il cambio con prodotti freschi. Nei contenitori gettiamo forse un po' di frutta e verdura. E gli avanzi del pesce, ma in un contenitore fornito dall'Aps, di cui solo noi abbiamo le chiavi». Regalare cibo non più vendibile ma ancora buono, è infatti un'impresa. Una serie di norme di carattere fiscale e igienico sanitario rende infatti l'operazione estremamente complicata. E così i poveri devono arrangiarsi e scegliere i luoghi più adatti dove fare la spesa gratis.
Il Gazzettino