Ponte di Calatrava a Venezia. Ovovia, si ferma la rimozione. Chiesti i danni al progettista

VENEZIA Slittano ancora i tempi di rimozione dell'ovovia
VENEZIA Non c’è fine alla storia dell’ovovia, che ancora non può essere smantellata. Il Tribunale di Venezia, su richiesta del Comune, ha disposto un...

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VENEZIA Non c’è fine alla storia dell’ovovia, che ancora non può essere smantellata. Il Tribunale di Venezia, su richiesta del Comune, ha disposto un accertamento tecnico preventivo sull’ovetto che avrebbe dovuto garantire l’accessibilità sul ponte di Cavaltrava, ma che non ha mai funzionato, per verificare le eventuali responsabilità di chi estese il progetto originario dell’ormai lontano 2004: il professor Renato Vitaliani con lo studio Iconia di Padova. Il consulente nominato ad ottobre dal giudice è ora al lavoro con i due periti di parte, individuati rispettivamente dal Comune e dai progettisti. E fino a quando il pool di ingegneri non avrà concluso il suo lavoro l’ovovia non potrà essere toccata. Insomma per l’annunciato smantellamento che quest’estate veniva dato come imminente, bisognerà attendere.


Una storia nata male, proseguita peggio e che fatica a concludersi, quella dell’ovovia sul ponte della Costituzione. Già quattro anni fa il sindaco Luigi Brugnaro aveva annunciato l’intenzione di smantellarla. Ma di fronte a un’opera costata un milione e 700mila euro di soldi pubblici, bisognava ottenere il via libera della Corte dei Conti, che è arrivato solo nell’aprile dell’anno scorso. A luglio, con l’assestamento di bilancio, il Comune aveva poi trovato i 60mila euro necessari a smontare l’opera. Sembrava l’ultimo ostacolo. E in effetti Insula aveva provveduto ad organizzare una rapida esplorazione di mercato e ad individuare la ditta pronta ad intervenire.

Ma le cose si sono fermate per gli sviluppi della controversia legale. Era stata la stessa Corte dei conti, archiviando il procedimento per danni erariali da parte di soggetti pubblici, a puntare il dito sugli errori progettuali e ad invitare il Comune a «valutare con tempestività - scriveva ad aprile - se avvalersi della relazione peritale e della documentazione acquisita nel corso dell’istruttoria della Procura contabile per coltivare iniziative risarcitorie nei confronti dei professionisti incaricati della progettazione dell’opera».

La scelta del Comune è stata quella di non procedere immediatamente con un ricorso per risarcimento danni, ma di chiedere a Tribunale un accertamento tecnico preventivo che a differenza della perizia della Procura contabile avviene con il contraddittorio delle parti. Accertamento disposto ad ottobre dal giudice Paolo Filippone. Ora se anche il consulente del Tribunale confermasse le conclusioni del perito della Procura contabile, il Comune potrebbe chiedere i danni per i costi dell’opera. Consulenza delicata insomma, che vale milioni, quella in corso... Ed ecco la necessità di non toccare l’ovovia, fino a quando gli ingeneri non avranno concluso il loro lavoro. 


L’assessore ai lavori pubblici, Francesca Zaccariotto, resta ottimista: «Appena sarà completata la perizia, noi ci siamo organizzati per iniziare lo smontaggio dal giorno dopo». In tutto ci vorrà un mese di cantiere, con gli operai al lavoro solo di notte per creare il minor disagio possibile alla circolazione. Nell’attesa l’ovovia resta al suo posto.
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Il Gazzettino