«Ottant’anni, 80 gradini e quell’ascensore negato»

Il retro di palazzo Surian Bellotto dove potrebbe essere realizzato l’ascensore
VENEZIA  - Ottantatré gradini da salire e scendere ogni giorno. Tanti quanti (o quasi) gli anni all’anagrafe, che non gli permettono di affrontare lo sforzo...

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VENEZIA  - Ottantatré gradini da salire e scendere ogni giorno. Tanti quanti (o quasi) gli anni all’anagrafe, che non gli permettono di affrontare lo sforzo fisico con la medesima agilità di un tempo, portandolo anche a rinunciare a qualche uscita. Da qui la richiesta avanzata già cinque anni fa da parte di Adriano Donaggio, ottantunenne veneziano doc, nato a San Giuseppe di Castello ma residente dal ‘99 nello storico palazzo Surian Bellotto, a pochi passi dal ponte dei Tre Archi,una delle più imponenti facciate del rio di Cannaregio, immortalato anche in celebri dipinti, nel XVIII secolo dimora del filosofo Jean Jacques Rousseau. Donaggio oggi  abita con la moglie, in un appartamento all’ultimo piano - corrispondente cioè ad un quarto-quinto - dove si è trasferito al posto dei genitori che non hanno più potuto viverci proprio per i troppi gradini.


LA RICHIESTA
La richiesta di un ascensore esterno, che sorgerebbe sul retro del palazzo, senza pertanto intaccare la sua parte storica, è quanto Donaggio – già capo ufficio stampa della Biennale e docente di Comunicazione – ha inoltrato da tempo all’Università Ca’ Foscari, in quanto proprietaria di un capannone adiacente al muro del palazzo da destinare all’eventuale vano dell’ascensore. «Dovrebbero venderci soltanto 11 metri quadrati per permetterci di costruirlo», precisa l’uomo, spiegando di aver cercato di mettersi in contatto con il precedente rettore, Michele Bugliesi, senza però alcun riscontro favorevole.
Un tema annoso, quello relativo all’installazione di opere che consentano l’abbattimento di barriere architettoniche all’interno di edifici pubblici o privati, per cui il campo delle leggi vigenti è molto ampio e spesso di non facile interpretazione. Lo dimostrano i recenti casi dei due palazzi storici, con affaccio sul Canal Grande, su cui da giorni si discute, Palazzo Contarini Pisani e palazzo Bernardo, al centro della disputa proprio per la realizzazione di un ascensore: nel primo caso già operativo, malgrado il Tribunale debba ancora pronunciarsi, l’altro da realizzare, ma osteggiato da qualche condomino che ha impugnato la delibera già approvata dall’assemblea. 


L’APPELLO
Casi analoghi dunque, cui si contrappongono soluzioni differenti. «Nel mio caso la questione non è partita solo da me – continua Donaggio – ma dalla gran parte dei condomini. Ad essere interessate all’intervento sarebbero 5-6 famiglie». Tutte, ad esclusione del ristorante al piano terra e di chi abita al piano nobile. «Il rapporto con Ca’ Foscari è stato negli anni tormentato e non ha mai dimostrato una grande disponibilità, rifiutandosi di prendere in considerazione la possibilità di realizzare il progetto. Cosa che ha impedito di interpellare la Sovrintendenza. Un inquilino sarebbe disposto a cedere il proprio magazzino raggiungibile dall’androne, che diventerebbe il corridoio per arrivare al retro della casa, da destinare all’ascensore. Undici metri da sottrarre? Non sarebbero un grande spazio». 


Donaggio si appella all’attenzione che la rettrice Tiziana Lippiello in più occasioni ha dimostrato nei confronti di una città che vuole rimanga popolata da veneziani. «Ma se, come sono convinto, auspica una Venezia ripopolata, è vero anche che deve favorire ogni possibilità per renderla più vivibile. Oggi la gente non può rinunciare a due cose: il riscaldamento da un lato, gli ascensori dall’altro». A maggior ragione in una città dove l’età media è in continua crescita.
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Il Gazzettino