Osteria senza oste multata: «C'erano anche i prezzi»

Cesare De Stefani e la sua Osteria senza oste
VALDOBBIADENE - La sanzione all'Osteria senz'oste l'ha emessa l'Agenzia delle Entrate, ma la responsabilità è del Comune di Valdobbiadene. È...

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VALDOBBIADENE - La sanzione all'Osteria senz'oste l'ha emessa l'Agenzia delle Entrate, ma la responsabilità è del Comune di Valdobbiadene. È questo, in sintesi, il contenuto della nota stilata ieri pomeriggio dalla direzione regionale del Veneto dell'Agenzia. Una multa da 62 mila euro divenuta un caso nazionale, oltre ad essere approdato in Parlamento, e che sta dividendo l'opinione pubblica.




Una realtà privata, un casolare di fine ‘800 sulle colline di Santo Stefano di Valdobbiadene, dal 2005 aperto a tutti: si entra, c'è prosecco, pane e salame; ci si serve da soli, non c'è alcun oste e poi si lascia un obolo nel salvadanaio. «La direzione regionale del Veneto precisa - si legge nella nota - che l'ufficio controlli della direzione provinciale di Treviso ha proceduto in seguito a segnalazione del Comune di Valdobbiadene. Il Comune il 27 settembre 2010 aveva rilevato "l'esercizio di un'attività di somministrazione di alimenti e bevande in assenza di autorizzazione comunale", emettendo un'ordinanza di chiusura».



Nel 2010 a seguito di un furto subìto -dall'Osteria senz'oste erano stati sottratti vari salumi- Cesare De Stefani, proprietario dell'edificio, aveva sporto denuncia. E da lì il Comune aveva iniziato a indagare. «Accertamenti di carattere urbanistico e sanitario, non fiscale - precisa il sindaco di Valdobbiadene, Bernardino Zambon -. Azioni che il Comune non poteva non fare, accertamenti partiti da un vuoto normativo con il quale questa realtà si scontra. Se si fosse trattato di “atto dovuto” l’Agenzia delle Entrate sarebbe dovuta intervenire nel 2010 e non alcuni anni dopo com’è accaduto».



«Gli esercenti - continua l'Agenzia delle Entrate - hanno presentato ricorso al Tar, che invece ha confermato lo svolgimento di un'attività di somministrazione di alimenti e bevande, essendo presenti nel locale anche i cartellini con l'indicazione dei prezzi. L'attività di accertamento è da considerarsi un atto dovuto in presenza della segnalazione del Comune. Sulle somme contestate - chiude -, il contribuente, in sede di adesione, non ha esposto alcuna motivazione, nonostante le ripetute richieste dell'ufficio».



L'oste che non c'è, Cesare De Stefani, non si scoraggia: il ricorso è già stato depositato. La sua nuova battaglia è appena partita. «In queste ore sono subissato di incoraggiamenti - spiega - e agirò in difesa di un simbolo del territorio». Intanto su Facebook è nato il gruppo "L’osteria senz’oste non deve chiudere" (a ieri sera già 3mila "mi piace"). Tanti i commenti a sostegno: «Considero l'Osteria senz'oste un'eccellenza da salvaguardare e da difendere, perché mentre il fisco ci sta uccidendo portandoci via anche la vita, l'osteria senz'oste nel suo piccolo contribuisce a restituircela». «Propongo una cassettina di contributo per la multa» scrive Tatiana. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino