Padova. Dopo quasi un secolo l'osteria Dai Tosi è in vendita: «Si avvicina la pensione»

Il ristorante arcellano è nelle locandine del mercato immobiliare per 50 mila euro

PADOVA - L’Osteria Dai Tosi è in vendita. A dirlo sono le locandine di un’agenzia immobiliare padovana. «Non vogliamo chiudere – rassicura Cristiano...

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PADOVA - L’Osteria Dai Tosi è in vendita. A dirlo sono le locandine di un’agenzia immobiliare padovana. «Non vogliamo chiudere – rassicura Cristiano Roghel, titolare da 22 anni con il fratello Mauro – ma iniziare a sondare il terreno in vista dell’avvicinarsi della pensione con il prossimo anno. Siamo una famiglia e una società e, anche se a malincuore, dobbiamo iniziare a pensare ad una cessione e quindi metterci sul mercato». Per il locale di via Gaetano Donizetti aperto da quasi un secolo sembra che le cose vadano tutt’altro che male, come per altre botteghe storiche del padovano che stanno abbassando le saracinesche in questo periodo, dal negozio di articoli musicali “23 Dischi” al primo ristorante cinese di Padova “Shangai naturalmente”. «Nel nostro caso si tratta di un’azione esplorativa, anche per iniziare a farlo sapere e valutare le prime offerte» continua Cristiano, già pronto per iniziare a preparare i fritti della serata. Nessuna brutta sorpresa per l’affezionata clientela, insomma.

La decisione

«Ma no, se non dovessimo riuscire a vendere, continueremmo noi. Solo che, vista l’età raggiunta è arrivato il tempo di pensare anche alla meritata pensione e fare le valutazioni del caso». Quaranta posti a sedere all’interno e altrettanti nello spazio esterno recita la locandina di vendita, che pone il ristorante arcellano nel mercato immobiliare per 50 mila euro, un luogo in cui non si contano gli episodi e racconti accumulati nella memoria dei fratelli Roghel in questi 22 anni di lavoro quotidiano, a pranzo e a cena. «Posso proprio dire che questa è un’osteria che ne ha viste di tutti i colori» sorride Cristiano tra le pareti rosse e gli ombrelloni del giardino estivo nel quartiere di San Filippo Neri all’Arcella. «Persino Caparezza è stato qua a mangiare un giorno, accompagnato dai ragazzi della zona».

I ricordi

Non sa come raccontarle, Cristiano, quelle quattro mura: un po’ posto di aggregazione dove trovare gli amici di sempre, i ragazzi del quartiere, oltre che “i tosi”, un po’ un luogo di passaggio, in cui fermarsi a fare due chiacchiere, certi della sicura presenza di qualcuno con cui scambiare parola e mangiare un buon piatto di cucina tipica, come si tornasse a casa, in famiglia, in un ambiente in cui bere un bicchiere di vino rosso e vedere chiacchierare giovani e vecchi come si fa tra parenti nella cucina di casa. È una poesia sulla parete a raccontare queste scene quotidiane, scritta in dialetto veneto da uno dei tanti clienti affezionati a settembre del 2008. A Cristiano sembra il modo più facile per raccontare quell’osteria che «xé un posto dove che se te ghè voja de fare quatro ciacoe coi amissi qua tei trovi, e anca se no i xé i to amissi, i te scolta e i te paga un’ombra». Eppure qui sembra non essere ancora arrivato il momento dei ricordi. 

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Il Gazzettino