Ospedale Sant'Antonio, protesta e flash mob: «Non impoverite i servizi»

Ospedale Sant'Antonio, protesta e flash mob: «Non impoverite i servizi»
PADOVA - La situazione dell'ospedale Sant'Antonio è stata ieri al centro del Comitato Sos Sant'Antonio e di Cgil, Cisl e Uil che hanno inscenato una protesta di...

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PADOVA - La situazione dell'ospedale Sant'Antonio è stata ieri al centro del Comitato Sos Sant'Antonio e di Cgil, Cisl e Uil che hanno inscenato una protesta di fronte all'ingresso di via Facciolati. Il Comitato ha espresso profonda preoccupazione per l'impoverimento silenzioso di alcuni presidi e servizi socio-sanitari fondamentale per rispondere alle esigenze dei cittadini, circa 400.000 fra residenti in città e nei Comuni limitrofi. Tra questi l'azzeramento dei posti di terapia riabilitativa integrata nonostante il Sant'Antonio sia dotato di palestre e piscina: attualmente sono presenti solo 5 posti di riabilitazione ortopedica.

 
«I pazienti che necessitano di terapia integrata devono migrare verso l'ospedale di Piove di Sacco perché a Padova sono disponibili 150 posti ma nel settore privato - sottolinea Maria Pina Rizzo -. Il famoso modello della sanità veneta ha mostrato tutte le sue carenze durante l'emergenza Covid». Il Comitato vede necessaria la revisione della programmazione ospedaliera per la quale la Regione deve ascoltare il territorio, sul quale si deve investire come sugli ospedali per le cure a bassa intensità che hanno fatto la differenza anche nel corso della pandemia. Richieste girate al sindaco affinché se ne faccia portavoce. Il consigliere Anna Barzon ha illustrato la mozione con la quale si sollecita l'intervento di Giordani chiedendo, tra l'altro, che nomini all'interno del comitato multidisciplinare propri esperti sanitari per dare le giuste risposte ai cittadini.


Nel pomeriggio Alessandra Stivali Cgil, Achille Pagliaro Cisl, Luigi Spada Uil e un folto gruppo di dipendenti hanno manifestato all'insegna del "Siamo eroi già dimenticati", abbandonati sotto tutti i punti di vista. I sindacati rivendicano alcuni diritti fondamentali non rispettati dall'Azienda ospedaliera che, dal 1. gennaio scorso, ha in carico il Sant'Antonio in precedenza gestito dall'Ulss e annunciano altre mobilitazioni fino ad arrivare allo sciopero. Sottolineata la carenza di personale che non permette lo svolgimento a pieno del servizio, la mancanza di sicurezza, il trasferimento di tutto il personale amministrativo ma, soprattutto, le condizioni di lavoro del personale sanitario dopo il super lavoro al quale sono stati sottoposti nel corso dell'emergenza Covid. Nonostante gli accordi raggiunti in Regione, l'azienda ospedaliera, denunciano i sindacati, interpreta le norme a modo proprio e non viene riconosciuto alcun emolumento di quelli decisi. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino