"Guerra" tra ospedali per far quadrare i conti, il caso Punto Nascite. In bilico il polo di San Vito

Ieri il nuovo volantinaggio per difendere il reparto e tenere alta l'attenzione

Guerra tra ospedali per avere più parti, in bilico il futuro del polo sanvitese
PORDENONE - Ginecologi che lavorano sia fuori che all’interno degli ospedali, “guerra” dei prezzi e una corsa sfrenata al prossimo bebè da ospitare nella...

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PORDENONE - Ginecologi che lavorano sia fuori che all’interno degli ospedali, “guerra” dei prezzi e una corsa sfrenata al prossimo bebè da ospitare nella propria struttura. Il calo generalizzato delle nascite porta anche a questo, alla contesa tra gli ospedali per aumentare i numeri dei parti e dei bambini in fasce che possono “aggiustare” le statistiche di fine anno. 


L’ospedale di San Vito al Tagliamento, oggi di nuovo in bilico (per quanto riguarda il punto nascite) a causa dei numeri traballanti, è finito anche in questo “sistema”. Ed è un intreccio tra pubblico e privato che stringe in una morsa i poli più piccoli. Il tutto mentre nel resto d’Italia e anche nella nostra regione continuano ad esistere ospedali che operano con punti nascita ancora aperti anche con meno di 500 parti l’anno.

LA CORSA
Secondo le voci della protesta, che da San Vito al Tagliamento sono tornate a levarsi in un misto di rabbia e preoccupazione, il problema sarebbe la dicotomia tra l’ospedale locale e l’operato in convenzione del Policlinico San Giorgio di Pordenone, la più grande clinica privata del territorio che “attira” le future mamme per il parto. Una vicenda, quella tra l’ospedale di San Vito al Tagliamento e il policlinico pordenonese, che non nasce di certo oggi. 
La “partita” iniziò ancora quando in reparto a San Vito lavoravano - a tempo - anche ginecologi solitamente impegnati in attività di ambulatorio fuori dagli ospedali. Venivano pagati, com’è normale che sia, ma lo stesso Policlinico già allora poteva garantire loro condizioni economiche maggiori e un’attrattività superiore. Il risultato? Gli stessi ginecologi, in maniera del tutto legittima, hanno progressivamente iniziato a “dirottare” le future mamme verso la struttura pordenonese. Che nel suo è cresciuta, anche se l’accordo prevederebbe una convenzione a tempo fino alla realizzazione del nuovo ospedale di Pordenone.

LA MAPPA
Il direttore generale dell’AsFo, Giuseppe Tonutti, ha detto chiaramente che se il punto nascite di San Vito dovesse scendere al di sotto dei 500 parti l’anno scatterebbe la sospensione. In tutta Italia - e lo dicono anche i dati elaborati dall’Agenas, l’Agenzia per i servizi sanitari - esistono poco meno di 140 ospedali (per la precisione sono 137) che tutt’ora operano nonostante una quota di parti inferiore alle 500 nascite che per San Vito rappresentano lo spauracchio principale. Un dato, questo, che si può trovare anche nella nostra regione, dove ad esempio nel polo di Latisana si continua a poter nascere anche se i parti non raggiungono quota cinquecento. 
A poca distanza dal confine regionale, poi, c’è l’ospedale di Portogruaro, che alle spalle ha una storia - anche politica - travagliata. Anche lì si continua a nascere nonostante il livello dei parti sia inferiore a quota 500.


LA POLITICA


Sul tema anche l’intervento del consigliere Tiziano Centis. «Pieno appoggio ai sindaci nel chiedere che non sia effettuata nessuna sospensione, è fondamentale che il punto nascita continui a rimanere attivo». E ieri nuovo volantinaggio in piazza a San Vito. Infine l’ordine del giorno delle civiche Cultura e Amo San Vito per impegnare il sindaco a rappresentare in ogni sede l’importanza del punto nascita, migliorare l’accesso all’ospedale ed evitare contrapposizioni con altre strutture». 

 

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Il Gazzettino