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PORDENONE - Non si può fare di tutta l'erba un fascio: ci sono porzioni del sistema sanitario del Fvg che funzionano «in modo eccellente, come l'ospedale di San Vito al Tagliamento» e ce ne sono altre che «dove bisognerebbe cambiare tutto, perché non c'è assolutamente organizzazione, come al pronto soccorso di Pordenone». È la sintesi con cui Mauro Tavella, il noto imprenditore pordenonese candidatosi alle elezioni regionali con la maglia della Lega l'anno scorso e in predicato di entrare in Consiglio regionale, sintetizza la disavventura che gli è capitata in questi giorni, avendo dovuto rivolgersi alle strutture sanitarie per una condizione personale di salute.
LA VICENDA
Il messaggio l'ha fatto arrivare ovunque, sino all'assessore regionale alla Salute, che lo ha interpellato direttamente. «Mi sono recapitato al pronto soccorso di Pordenone tre volte in una settimana per lo stesso problema: le prime due c'è stato il trattamento ma senza fare analisi, nonostante il ripetersi della condizione che mi ha costretto a tornare», spiega. Il "fattaccio", comunque, è capitato la terza volta, quando, sempre per lo stesso motivo, si è ripresentato nello stesso luogo. «Mi hanno messo il braccialetto al polso e fatto sedere su una sedia, dove ho fatto la bellezza di 7 ore di attesa sottolinea -. Quando chiedevo perché molti altri passassero davanti, la risposta era sempre la stessa: priorità più alta.
IL PUNTO
Ripercorse le vicissitudini, Tavella analizza con pragmatismo: «Non si può dire che ciò che mi è successo è perché in Fvg la sanità è un problema. L'esperienza vissuta a San Vito sta a dire esattamente il contrario. Vi sono, invece, situazioni puntuali su cui è necessario intervenire: a Pordenone cambierei tutto, perché imputo quanto mi è successo soprattutto a una mancanza assoluta di organizzazione. Da pordenonese, la cosa mi dispiace moltissimo». Anche perché, conclude, «io sono conosciuto e molti hanno saputo di quanto mi è successo, anche l'assessore si è informato. Ma se succede ad altri che non hanno la stessa notorietà, i problemi rischiano di non emergere per nulla».
Ieri, a mettere un faro sui pronto soccorso regionali è stata anche la Cgil, perché «l'esternalizzazione dei servizi e, nello specifico, dei pronto soccorso non solo non risolverà i problemi esistenti, ma potrebbe aggravarli ulteriormente», ha affermato la segretaria regionale della Funzione pubblica Cgil, Orietta Olivo. «Siamo profondamente preoccupati per la qualità dei servizi che saranno offerti da unità operative formate da professionisti che non si conoscono tra loro ha proseguito la sindacalista -, che hanno contratti diversi, con responsabilità simili ma con retribuzioni completamente differenti». Da qui l'appello alla Regione, perché bisogna «valutare le risorse umane ed economiche a disposizione e pianificare, programmare un uso oculato per garantire servizi di qualità». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino