PIEVE DI CADORE - L'istanza di annullamento d'ufficio per esercizio del potere di autotutela amministrativa degli Enti Locali per l'attivazione del potere...
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Barbazza allo scopo ha esaminato, a fini medico legali, la programmazione regionale e le schede ospedaliere arrivando alla conclusione che ci si aspettava. La questione è quella della chirurgia dell'ospedale del Cadore funzionante dalle 8 alle 20 tranne il sabato e la domenica compresi i periodi di stagione turistica. Analizzando i dati sui tempi di percorrenza dai diversi comuni all'ospedale San Martino di Belluno Barbazza ha concluso così: «Il modello organizzativo dell'Usl 1 Dolomiti viola i livelli essenziali di assistenza, Lea, perché il tempo per raggiungere l'ospedale hub di Belluno non consente di ritenere erogabili i livelli di assistenza alle popolazioni del bacino d'utenza dell'ospedale di Pieve di Cadore».
La consulenza precisa inoltre che per la cura di traumi severi ci si dovrà recare a Belluno con il superamento della golden hour e dunque in palese contrasto con le linee guida della corretta, migliore scienza medica. A dare il via all'azione, affidando il compito a un legale, è stato il sindaco di Pieve di Cadore, con lei altri amministratori. «Sono 11 i colleghi sindaci, i Magnifici, che assieme a me hanno sostenuto l'esistenza dell'ospedale del Cadore aperto h24», precisa Maria Antonia Ciotti nell'ufficializzare un passo fondamentale nella difesa dell'ospedale Giovanni Paolo II. Sono: Bortolo Sala (Borca), Marco Staunovo Polacco (Comelico Superiore), Ivano Mattea (Danta), Mario Tremonti (Lorenzago), Mario Manfreda (Lozzo), Giancarlo Janese (San Nicolò), Elisabetta Casanova Borca (San Pietro), Alessandra Buzzo (Santo Stefano), Franco De Bon (San Vito), Silvia Cestaro (Selva) e Renzo Bortolot (Zoppè). Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino