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Addio all'ospedale da campo del Qatar. Installato davanti al nosocomio padovano di Schiavonia ancora la scorsa primavera e mai utilizzato perché è sempre rimasto un tendone vuoto, ieri sono iniziate le operazioni di smontaggio. I volontari della Protezione civile hanno iniziato infatti a sbullonare due strutture, quelle più piccole. «Sono tende modulari, utilizzeremo quelle che misurano 10 metri per 60 per creare dei punti di accesso automobilistici dove eseguire i tamponi Covid, in pratica dei drive-in. Si sono già prenotate le Ulss 3 Serenissima di Venezia e 2 Marca Trevigiana», spiega l'assessore regionale alla Protezione civile, Gianpaolo Bottacin.
Intanto, le Ulss hanno individuato gli alberghi da requisire per ospitare i pazienti in uscita dagli ospedali che, anche se non hanno bisogno di cure, non hanno la possibilità di tornare a casa e devono restare in un ambiente protetto. I Covid-hotel, tra l'altro, potrebbero essere utilizzati anche per far fare la quarantena alle badanti di rientro dai paesi di origine prima che riprendano ad assistere gli anziani.
LA STORIA
La storia dell'ospedale del Qatar - composto da 4 tende di 40 metri per 80, 2 tende da 10 per 60, 1 tenda di 10 metri per 80 - comincia l'8 aprile 2020, quando il ministro degli Esteri Luigi Di Maio annuncia l'arrivo di due ospedali da campo donati dal Qatar all'Italia, uno dei quali destinati al Veneto. «In maniera concreta il Qatar vuole dimostrare di essere vicino all'Italia in questo periodo difficile. Usciremo da questa emergenza e lo faremo insieme», aveva dichiarato Abdulaziz bin Ahmed Al Malki Al Jehani, ambasciatore in Italia. Solo che, una volta montate le tende, non è arrivato il resto, neanche la pavimentazione, figuriamoci i letti sanitari per i pazienti.
L'ELENCO
Intanto la Regione del Veneto ha reso noto la lista degli alberghi, identificati dalle nove Ulss, da destinare a Covid-hotel. Si tratta di sedici strutture (qui a lato, nella tabella, l'elenco Ulss per Ulss). Palazzo Balbi ha specificato che saranno attivati in base alle esigenze delle singole Ulss, quindi non è detto che diventino tutti operativi. La richiesta di individuare un albergo in ogni provincia è stata fatta la settimana scorsa in Conferenza delle Regioni. «A livello nazionale - ha spiegato l'assessore alla Sanità e al Sociale, Manuela Lanzarin - sono previste due tipologie di Covid-hotel: quelli con la sola funzione alberghiera e quelli dove saranno allestite anche attrezzature mediche. In Veneto avremo la sola tipologia alberghiera». Necessità di posti letto ospedalieri, il Veneti non ne ha: «Abbiamo già una previsione di 6mila posti letti, cui possono aggiungersi i 1.500 delle strutture intermedie e ci sono anche i 740 posti dei cinque ex ospedali», ha detto l'assessore rimarcando che la carenza riguarda il personale, non le strutture. A livello nazionale, comunque, la previsione è di arrivare a 20mila posti letto con una struttura per ciascuna provincia.
I PAZIENTI
Chi utilizzerà i Covid-hotel in Veneto? «Persone ancora positive che possono uscire dall'ospedale perché non hanno più necessità di cure sanitarie, ma che magari a casa non hanno spazi dove stare in isolamento». Come ad esempio coniugi anziani, uno positivo e l'altro no, che proprio per i rischi legati all'età dovrebbero stare separati. Il governatore ha aggiunto che potrebbero essere destinati anche ai dipendenti sanitari in caso di necessità. Esattamente quello che intende fare il titolare dei due alberghi di Jesolo individuati dall'Ulss. Ma chi paga? «Gli hotel Covid dovrebbe pagarli il Governo», ha detto Zaia. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino