Un anno da sindaco per il campione Oscar De Pellegrin: «Per Belluno 60 milioni dal Pnrr»

Il sindaco-campione Oscar De Pellegrin con l'assessore Franco Roccon
BELLUNO - L’ultima volta a casa di Oscar De Pellegrin era stata nel dicembre del 2012, alla fine dell’anno che lo aveva consacrato campione paralimpico con una...

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BELLUNO - L’ultima volta a casa di Oscar De Pellegrin era stata nel dicembre del 2012, alla fine dell’anno che lo aveva consacrato campione paralimpico con una medaglia d’oro individuale all’ultima, leggendaria freccia di una carriera inimitabile. Il titolo scelto era forse sembrato un azzardo (“Voglio fare il sindaco”), il sommario invece ne disegnava il futuro (Lasciato l’agonismo, Oscar pensa alla federazione. E alla sua città). Oggi, 12 giugno 2023, quel futuro di sindaco è realtà da un anno esatto, da quel 12 giugno 2022 in cui oltre il 50 per cento dei suoi concittadini bellunesi lo hanno votato affidandogli la guida del Comune. Non è già tempo di bilanci, è il momento per una sorta di autoanalisi, per sondare pensieri, sentimenti, idee di Oscar De Pellegrin. Non solo amministrazione e politica, quindi, ma un ponte ideale tra l’Oscar di oggi (convalescente a casa dopo un intervento delicato dal quale sta uscendo dolorante, ma quasi pronto a rigettarsi nell’arena degli impegni quotidiani) e quello del 2012. «Racconto un retroscena, su quel titolo di oltre 10 anni fa – rivela De Pellegrin -. Ero in contatto con Jacopo Massaro per un’iniziativa, lui mi rispose “ciao sindaco”...». Un’altra profezia involontaria diventata realtà.

Nel 2022 il decennale della vittoria olimpica alle Paralimpiadi di Londra e la decisione di candidarsi. Nel 2023 un compleanno speciale, i 60 anni, e proprio oggi, lunedi 12 giugno, 12 mesi dal giorno in cui cittadine e cittadini bellunesi sono andati a votare per scegliere il primo fra loro. Sindaco de Pellegrin, bada a questi “anniversari” oppure per forma mentis è proiettato al futuro?
«Mai badato alle ricorrenze. Nemmeno alla data del mio incidente. Sono amici e famigliari a ricordarmele. Nessuna ricorrenza, a parte una. In questo 2023 non ho compiuto 60 anni soltanto io. Il 14 luglio li compirà anche Edda, mia moglie. E allora il 15 luglio abbiamo deciso di organizzare una festa aperta, perché la nostra vita è contornata da tanti amici. L’oro del 2012? Quanto a forma mentis, quando raggiungevo un obiettivo, appena sceso dal podio mi toglievo la medaglia, la guardavo e pensavo alla prossima. Forse sono fatto male...».

E i 12 mesi esatti dal voto come vengono vissuti?
«Non mi tocca neppure questa ricorrenza. Abbiamo avuto e abbiamo la fiducia dei cittadini che ringrazierò sempre, ma noi pensiamo al mandato, ai 5 anni, per dare risposte».

Una valutazione sullo stato di salute di maggioranza e giunta.
«Siamo in buonissima salute. Sono onorato e orgoglioso di come siamo. Molto uniti. In un anno siamo maturati molto, all’85 per cento nella maggioranza ci sono persone nuove, ora c’è la consapevolezza di cosa significhi stare in consiglio comunale. Manteniamo sempre un buon confronto, la ricetta è sedersi attorno al tavolo, metterci le proprie convinzioni, poi arrivare a decisioni e condividerle. Funziona. E funzionerà per 4 anni. Mi sento riconosciuto nel ruolo di capitano di un gruppo di ragazzi straordinari, li vedo come sentinelle. Non è un momento facile, la nostra giunta ha un programma preciso, poi però bisogna capire come favorire la crescita della città. La struttura comunale è sotto pressione. Abbiamo ereditato tanti fondi del Pnrr dal lavoro della precedente amministrazione, è difficile inserire nuovi progetti».

Di quali cifre parliamo?
«In prossimità ci sono progetti per 26 milioni di euro. In tutto sono 60. E poi altri 6 milioni per il sociale, e i progetti per l’informatizzazione. Bisogna riuscire a usufruire di questi fondi per cambiare la città. Non è facile rispettare tempi e modalità, anche per l’assurdità di certe regole».

E l’opposizione? Si riesce a mantenere il rispetto reciproco?


«Il rispetto c’è sempre stato. All’interno del consiglio comunale, e anche fuori. Il mio rammarico è non riuscire a lavorare insieme. Riconosco la loro esperienza, 10 anni di lavoro sarebbero utili per la città, però mi rendo conto del gioco delle parti. E dei partiti. Fin dal primo giorno, è come se ci fosse uno strascico del passato, specie in 3-4 consiglieri dell’ex maggioranza. Un po’ ricorda i dispetti che ci si fa da bambini, ma le mie porte rimarranno sempre aperte a idee e proposte. Senza guardare da dove arrivano». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino