Ortopedici mobilitati per operare i profughi ucraini. Primo intervento su Olena, ferita dalla bomba sulla sua casa: «Ora sogno di poter ballare»

PADOVA - Continua l'impegno dell'Azienda ospedale-università di Padova per fornire cura e assistenza ai cittadini ucraini in fuga dal conflitto. Quattro i casi...

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PADOVA - Continua l'impegno dell'Azienda ospedale-università di Padova per fornire cura e assistenza ai cittadini ucraini in fuga dal conflitto. Quattro i casi attualmente presi in carico dall’équipe della clinica ortopedica, diretta dal professor Pietro Ruggieri. Nei giorni scorsi è stata operata una 46enne, Olena Rogova, rimasta vittima di un trauma da schiacciamento all’altezza della coscia. La donna, residente a Sumy, città dell'Ucraina nord-orientale, è sopravvissuta al bombardamento della casa in cui viveva assieme al marito.

LA TESTIOMONIANZA

«La casa ci è crollata addosso mentre dormivamo – racconta Olena –. Gli ultimi dieci giorni non c’era né luce né gas, raccoglievamo la neve per ottenere un po’ d’acqua». Con il passare del tempo le condizioni di Olena peggiorano e il marito esce di casa per chiedere aiuto. «I militari gli hanno detto che gli ospedali erano tutti distrutti – continua la donna –. Ci ha dato una mano un signore, ma molto probabilmente qualche giorno dopo è morto perché gli hanno amputato le gambe. Sono rimasta 24 ore all’ospedale di Mariupol ed era un inferno. Arrivavano in continuazione persone ferite dalle schegge delle bombe, bambini e adulti. I chirurghi erano talmente sovraccarichi di lavoro che non avevano neanche tempo di visitarmi. Qui a Padova sono stati tutti molto gentili, accoglienti e buoni di cuore. Spero di riprendermi il prima possibile: sogno di ballare e fare un giro a Venezia a piedi. Non appena sarò dimessa, vorrei anche andare qui vicino al parco Iris, mi hanno detto che è molto bello». Olena ora è in riabilitazione per tornare a camminare.

GLI ALTRI PAZIENTI

Lo scorso 30 aprile è giunto nella clinica ortopedica di Padova anche un altro profugo ucraino di 44 anni, colpito da frammenti di bomba. E’ in attesa di essere operato. Proprio in queste ore arriverà dall’hub di Monselice un 32enne affetto da tumore all’ischio e, nei prossimi giorni, è attesa una 60enne colpita da un’infezione alla protesi all’anca. «Sono in contatto con un chirurgo ortopedico ucraino con cui collaboro da molto tempo – spiega Ruggieri -. Ci è stato chiesto di mobilitarci sia per i pazienti infortunati per la guerra, che per i pazienti critici che non possono essere operati nelle strutture sanitarie ucraine. L’ospedale di Karkiv ha riaperto solo in parte, i medici e i chirurghi non riescono a far fronte alle richieste. Noi siamo a disposizione per dare il nostro contributo».

L’ASSISTENZA SANITARIA

Ad oggi sono entrate all’ospedale di Padova 98 persone in fuga dal conflitto russo-ucraino, 64 sono passate dal pronto soccorso pediatrico e 34 dal pronto soccorso centrale per adulti. «Il lavoro di cura che stiamo dedicando a questi pazienti riguarda delle situazioni anche molto importanti, dal punto di vista clinico – dichiara il direttore generale, Giuseppe Dal Ben -. Ringrazio i medici, gli infermieri e tutti i sanitari dell'ospedale per l'impegno esemplare. Continuiamo a operare al meglio delle nostre possibilità, con il pensiero rivolto a chi soffre». I ricoverati finora sono stati 25: 17 bambini e otto adulti. «Ricordiamo inoltre i due nati a Padova da mamme ucraine – specifica Dal Ben -. La maggior parte dei profughi è arrivata in maniera autonoma nella prima fase del conflitto. Ora molti pazienti vengono segnalati attraverso la Regione e la Cross, la centrale remota operazioni soccorso sanitario della Protezione civile nazionale».

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Il Gazzettino