FREGONA A Fregona primo caso di coronavirus tra gli ospiti di Casa Amica, struttura della fondazione Maria Rossi, e il personale, dalle infermiere alle cuoche, oltre al direttore...
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LA COMUNICAZIONE
Una comunicazione in linea con la decisione di informare sempre tutti, quotidianamente su condizione clinica e attività svolte, questo da quando l’accesso a “Casa Amica” di persone esterne non è più consentito. «Venerdì sera abbiamo mandato al pronto soccorso un nostro ospite con una febbre alta e purtroppo sabato mattina il tampone ha annunciato la sua positività al Covid-19 – ripercorre Franco - Ho contattato subito la task force dell’Usl 2 e attivato le procedure per effettuare i tamponi a personale e e nel frattempo ho deciso di chiudere la struttura. Ho chiesto la disponibilità al personale in turno sabato di restare a Casa Amica a prestare servizio fino a quando verranno effettuati e refertati i tamponi, per evitare che ci sia un avvicendamento durante i turni ordinari e il contagio possa diffondersi anche alle famiglie degli operatori. Un atteggiamento responsabile, ma preciso anche che questa scelta è stata accolta in maniera libera da ogni singolo dipendente che ringrazio». Dentro alla struttura 24 persone: oltre al direttore, 2 infermiere, 14 oss, 3 addetti alle pulizie, 3 cuoche e un amministrativo. «Stiamo tutti bene, il clima è sereno. Un ospite è in isolamento perché ha dei sintomi, sta bene ed è in attesa del tampone – raccontano da Casa Amica le infermiere Alyssa e Sara e le coordinatrici del nucleo Sole e Luna - Abbiamo deciso di adottare per gli ospiti la distanza di sicurezza a pranzo, a cena e anche durante la notte. Ringraziamo la pizzeria Europa per le pizze e la gelateria Caspian e il collega Mauro per il gelato, e per i messaggi che ci danno energia». Oggi verrà ultimata la sanificazione. «Mi auguro – conclude il direttore - che i tamponi vengano effettuati quanto prima, per permettere a noi che siamo all’interno della struttura di rientrare nelle nostre case».
IL BILANCIO
A Crocetta zero casi di positività a Villa Belvedere tra ospiti e personale in servizio. A tre settimane esatte dalla scoperta dell’unica positività di uno dei tre medici esterni – che ieri, dopo aver effettuato a casa la quarantena ed essere guarito, ha ripreso la sua attività - la residenza per anziani può tracciare un primo positivo bilancio. Le scelte operate a fine febbraio, che avevano anticipato le ordinanze restrittive di Governo e Regione, all’inizio avevano raccolto qualche critica. Spiega il presidente Marco Tappari: «Abbiamo subito diramato il divieto assoluto di accesso e bloccato le visite per tutti gli esterni, familiari compresi. La misura, allora impopolare, è stato il primo passo per evitare possibili contagi. Abbiamo provveduto per nostro conto, senza aspettare aiuti esterni, ad approvvigionarci e a fare ampia scorta di tutti i materiali necessari. Questo ha permesso di garantire la totale sicurezza di ospiti e operatori fin dai primi giorni di marzo». A metà marzo la notizia della positività di un medico collaboratore esterno ha fatto sì che, di concerto con l’Usl 2, sia stato attivato il protocollo di sicurezza, che ha portato a sottoporre a tampone 118 persone. Risultate tutte negative. «Di seguito abbiamo allestito un “nucleo di isolamento. Abbiamo ecceduto in zelo e questo ha pagato». Anche nella Rsa di Pederobba dove ci sono 60 anziani nessun contagio. «Forse ho fatto bene a vietare ai familiari le visite già da fine febbraio» - afferma Elzo Severin medico di base. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino