BORGO VALBELLUNA - Dieci mesi di reclusione. È la pena che ha patteggiato ieri in Tribunale a Belluno, di fronte al gup Elisabetta Scolozzi, il responsabile alla sicurezza...
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LA TRAGEDIA
Quella sera del 15 dicembre 2016 Di Leonardo era di turno nell'azienda di Lentiai che si occupa di lavorazione e commercio di profilati in alluminio. All'improvviso la pressa 2200 su cui stava lavorando si inceppò e si fermò. Per sbloccare il macchinario il 39enne aprì il cancelletto, entrando nell'area dedicata per farla ripartire. Ma, proprio mentre Marcello era nell'area di pericolo, la pressa si rimise in moto, dopo che venne azionata dal collega di lavoro. Partì un pezzo di metallo che lo colpì al volto. Una scheggia impazzita di 20 centimetri che si conficcò nel cranio dell'operaio Leonardo, che finì in condizioni disperate all'ospedale, ma dopo poco morì.
IL PROCESSO
La famiglia di Marcello Di Leonardo era uscita dal procedimento, dopo essere stata risarcita per la perdita del congiunto, dall'azienda, che d'altra parte era doppiamente assicurata. Non solo infatti era in regola con l'assicurazione obbligatoria Inail, ma ne aveva un'altra contratta privatamente. Anche i sindacati non si sono costituiti nel processo. Nel mirino di Cgil e Fiom Cgil in particolare l'archiviazione della posizione del titolare. D'altronde è ormai giurisprudenza constante, e sono diverse le sentenze dei Cassazione, che escludono la responsabilità del rappresentante dell'impresa, qualora vi sia una struttura complessa con la delega della responsabilità in materia di infortuni e sicurezza. E proprio su questo tema la difesa tiene a sottolineare: «L'azienda è stata molto scrupolosa nell'osservanza di tutte le prescrizioni e nel garantire la sicurezza, un tema sul quale si sono sempre molto spesi».
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Il Gazzettino