Operaio morto in azienda a 46 anni: condannati due imprenditori

Nevio Bruna morto a 46 anni
MANIAGO - Due condanne per la morte sul lavoro di Nevio Bruna, 46enne di Maniagolibero che il 15 aprile 2019 rimase schiacciato da un sollevatore che si era rovesciato....

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MANIAGO - Due condanne per la morte sul lavoro di Nevio Bruna, 46enne di Maniagolibero che il 15 aprile 2019 rimase schiacciato da un sollevatore che si era rovesciato. Lavorava da 30 anni alle Officine meccaniche Norio di Maniago: era l'uomo di fiducia. Quel giorno arrivò nell'azienda di via Petrarca alle 5.30 del mattino per predisporre, come sempre, il materiale per gli altri tornitori. Alle 6 i colleghi lo trovarono senza vita. Omicidio colposo, in relazione ad alcune violazioni sugli obblighi del datore di lavoro previsti dal Testo unico sulla sicurezza, è l'ipotesi contestata dalla Procura ai titolari dell'azienda, Corrado e Michele Norio, difesi dall'avvocato Antonio Malattia. Ieri, 18 gennaio, il giudice Francesca Vortali ha condannato Corrado Norio a 1 anno e 4 mesi, assolvendolo per un capo di imputazione; a Michele Norio, a cui si contestava di non aver valutato i fattori di rischio, è stato inflitto un anno. A entrambi sono state riconosciute le attenuanti generiche e dell'aver interamente riparato il danno, oltre alla sospensione della pena. Per la responsabilità amministrativa era imputata anche la stessa azienda, tutelata dall'avvocato Bruno Malattia, assolta perché il fatto non sussiste.

Non ci sono testimoni dell'infortunio. La vittima, secondo la ricostruzione, stava spostando una bobina metallica del peso di 129 Kg. quando è stata travolta. Secondo l'accusa, il macchinario si sarebbe rovesciato perché non era dotato di sufficiente ancoraggio. Non avrebbe dovuto essere utilizzato con basamento mobile, ma essere ancorato a terra su un plinto in calcestruzzo. Un'ipotesi che la difesa ha contestato, ricordando che in seguito all'infortunio mortale l'Azienda sanitaria ha ritenuto sufficiente rinforzare la zavorra del sollevatore, pari a 710 Kg., con una piastra di 170 chili. Dalle consulenze, inoltre, è emerso che in caso di peso eccessivo il meccanismo si sarebbe bloccato. L'operaio quella mattina stava spostando la bobina, già lavorata, in una cassa. Un'operazione fatta chissà quante altre volte. L'avvocato Antonio Malattia nelle sue conclusioni ha ricordato come Bruna fosse un operaio esperto e formato, ipotizzando che durante la movimentazione della bobina possa essere inciampato accidentalmente aggrappandosi istintivamente alla cinghia alla quale era imbracata la bobina, venendo di seguito travolto. «Valuteremo le conclusioni del giudice - ha commentato - riservandosi ci presentare appello» Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino