Operaio morto, i colleghi: «Abbiamo provato a rianimarlo»

Operaio morto, i colleghi: «Abbiamo provato a rianimarlo»
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«Non sappiamo cosa dire: lo avevamo conosciuto qualche istante prima. Nemmeno il tempo di sapere nulla di lui: solo il nome di battesimo. Poi siamo entrati nella cabina per iniziare dei rilievi»: sono le parole di uno dei colleghi di Donato Maggi, l'operaio di 37 anni morto stamani all'interno del cementificio di Fanna.


«Quando sono rientrato dopo una breve assenza per prendere della strumentazione, il ragazzo era riverso su un'apparecchiatura e privo di sensi. Abbiamo provato a rianimarlo, ma non c'è stato niente da fare». «Non sapevamo nulla di lui ha proseguito il collega - ma ci è toccata la penosa incombenza di avvisare i familiari. Siamo letteralmente affranti: oggi doveva essere una giornata di sopralluoghi, per procedere con una lavorazione che avremmo fatto in futuro. Non sembrava esserci il minimo rischio».

I colleghi riferiscono anche le parole del medico legale: «Non può rappresentare una consolazione - hanno concluso - ma ha parlato, tra le varie possibile cause, anche di embolia polmonare. Se l'autopsia la confermasse, non sarebbe meno doloroso, ma almeno non c'entrerebbe il lavoro».
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Il Gazzettino