Operai schiavi, quegli 800mila euro di multe e mancati versamenti Inps

PADOVA - «Siamo innocenti, non abbiamo fatto nulla». Così si sono difesi, ieri mattina davanti al Gip Domenica Gambardella per l'interrogatorio di garanzia,...

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PADOVA - «Siamo innocenti, non abbiamo fatto nulla». Così si sono difesi, ieri mattina davanti al Gip Domenica Gambardella per l'interrogatorio di garanzia, Walter Tresoldi di 49 anni e la moglie romena Fanica Hodorogea di 48 anni, accusati a vario titolo (insieme al capò bengalese ora latitante) di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, lesioni personali, favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e omesso versamento di contributi previdenziali. L'avvocato della coppia, Giuseppe Pavan, ha chiesto per loro misure restrittive più lievi. Al momento Tresoldi è in carcere e la moglie agli arresti domiciliari. Il pubblico ministero Benedetto Roberti, titolare delle indagini, ha chiesto al Gip la nomina di un amministratore per regolarizzare la posizione dei lavoratori.


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Ieri mattina, davanti al Gip, marito e moglie hanno risposto a tutte le domande formulate dal pm. I due hanno respinto ogni accusa. Il magistrato ha anche chiesto alla 48enne perchéil 18 gennaio, ha creato la società L'orto del contadino dova ha fatto defluire tutti gli appezzamenti agricoli della ditta Tresoldi. E lei ha risposto: «Temevo che l'Inps ci pignorasse i campi e allora li ho spostati in un'altra azienda agricola». Secondo l'accusa infatti la coppia deve all'Inps circa 800 mila euro, suddivisi in 600 mila euro di mancati versamenti contributivi e in 200 mila euro di sanzioni. Walter Tresoldi ha invece dichiarato di non avere mai abbandonato nessun dei lavoratori feriti e tanto meno di avere favorito l'immigrazione clandestina. Inoltre ha aggiunto di fatturare, con la sua impresa agricola un milione e mezzo di euro all'anno...



 
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Il Gazzettino