Omicidio di Vittorio Veneto. Processo a Riccardo De Felice che tagliò la gola al padre: «Incapace di intendere ma capace di volere»

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VITTORIO VENETO (TREVISO) - Riccardo De Felice era incapace di intendere al momento del fatto ma non di volere, la sua pericolosità sociale è attenuata ma soprattutto è in grado di partecipare al processo che lo vedrà imputato di omicidio volontario per aver ucciso il padre Francesco, 56enne ex ufficiale dell'esercito in congedo, nella notte tra il 15 e il 16 novembre scorsi. Ieri mattina, di fronte al gip Piera De Stefani, i consulenti psichiatrici del sostituto procuratore Davide Romanelli e dei legali del 24enne, gli avvocati Giovanni Maccarrone e Alessandra D'Aversa, hanno reso noti gli esiti della perizia psichiatrica, nel corso di un incidente probatorio, effettuata sul giovane.

L'udienza

Gli esiti convergono. Tanto che il giudice, accogliendo le richieste della difesa, ha disposto per De Felice il trasferimento nel reparto di psichiatria dell'ospedale di Conegliano. L'obiettivo è quello di fargli intraprendere un percorso di cura successivo alla diagnosi del suo disturbo psicotico (accertato). Serviranno all'incirca sei mesi. Nel frattempo la giustizia farà il suo corso. La Procura disporrà un decreto di giudizio immediato, il 24enne finirà davanti alla corte d'assise del tribunale di Treviso che, probabilmente già nel corso della prima udienza, decreterà l'improcedibilità per vizio di mente. In altre parole Riccardo De Felice verrà sì processato, ma l'esito è già scritto. Il 24enne, stando a quanto rappresentato dai suoi legali, non ha dimostrato alcuna regressione in merito al suo stato mentale: soffre ancora di allucinazioni e ha manie di persecuzione. I periti del tribunale e di parte sono entrambi giunti alla conclusione che non si conosce la causa dei suoi disturbi, ma che sicuramente ha una natura biologica di molto precedente ai fatti, e che è esplosa quando Riccaro De Felice, in piena notte, ha ucciso il padre sferrandogli tre fendenti al collo e recidendogli la giugulare. «Non volevo farlo, ma era necessario» aveva detto il giovane, nel corso dell'interrogatorio di convalida dell'arresto, sostenendo che «quell'uomo non era mio papà». Ne è ancora convinto. Circostanza che, come sottolineato sia dai suoi legali che dal procuratore Marco Martani, «non ha alcun risconto con la realtà». Riccardo, infatti, ha giustificato il suo gesto dicendo che Francesco De Felice non fosse il suo padre biologico, e che avesse preso il suo posto dopo averlo ucciso. Il delitto si era consumato attorno alle 4.30 del 16 novembre scorso. Dalla ricostruzione degli inquirenti, Riccardo aveva sbarrato la porta del soggiorno mettendo un mobile di traverso. Con un attrezzo per le trazioni aveva assestato due colpi in testa al padre, addormentato sul divano. Dopo averlo stordito, con un coltello da cucina lo ha colpito alla gola. Tre fendenti fatali. «Rimani lì, non entrare» disse alla madre, che nel frattempo si era svegliata di soprassalto. Mentre la donna chiedeva aiuto ai carabinieri e a una vicina, il 24enne aveva raggiunto il pianerottolo, in attesa dell'arrivo dei militari, a cui si cè poi consegnato senza opporre resistenza.


 

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Il Gazzettino