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PADOVA - «Mercoledì notte quel pazzo ha aggredito anche me, mi ha messo le mani al collo per strangolarmi». Jonathan Gobbato racconta quei cinque minuti di terrore vissuti pochi giorni fa davanti al bar La Baraonda, a fianco del municipio di Villafranca, che era ormai chiuso.
Il racconto del testimone
«Ero qui fuori, mi ha scaraventato per terra, si è seduto sopra di me, mi ha dato un pugno sui fianchi e poi mi ha preso la gola con due mani stringendo tanto da togliermi il fiato. Senza alcun motivo. Lui agiva a caso, poteva incontrarti e dirti "ciao" o prenderti a pugni. A un certo punto ho iniziato a vedermela brutta, ma così come ha cominciato, ha anche smesso. Si è alzato ed è andato via. Io, libero, a quel punto sono andato a casa. La scena l'ha vista il titolare cinese del bar che era ancora dentro a sistemare il locale dopo la chiusura». È stato questo, nella notte tra mercoledì e giovedì, il primo episodio di violenza del quale si è macchiato Giacomo Friso, 34 anni, uscito da poco da una comunità di recupero a Breganze, nel Vicentino. Violenza culminata ieri all'alba quando ha assassinato Michael Boschetto, 31 anni, suo dirimpettaio che conosceva da una vita con una coltellata all'addome.
Lo chiamavano «Furia»
In paese sono tutti sconvolti e tanti assicurano che si tratta di una tragedia annunciata. «Era tre giorni che girava come un folle per il paese. Avrebbe potuto uccidere chiunque. Ci ha rimesso la vita un'innocente» sbotta Fabio Salvò, che di Michael era amico da tanti anni. «Era totalmente fuori di testa. Non per niente lo chiamavano tutti Furia, perchè è matto come un cavallo. Era giorni che veniva qua e dava fastidio. Chiedeva alla gente un passaggio per Padova che voleva andare a comprare la cocaina.
Da tre giorni girava con un coltello
A dar manforte nel raccontare la cronaca delle ultime giornate a Villafranca, sono anche Nazareno Zanotto e Andrea Garavello. «Lo abbiamo visto da mercoledì girare con un coltello - dice Zanotto - gli abbiamo detto di stare attento, che se continuava così sarebbe finita male, e lui mi ha risposto "Non ho paura di morire"». Garavello racconta poi che il 34enne «girava per il paese armato di coltello. L'ha fatto vedere e l'ha puntato al collo di un altro cliente di questo bar giovedì sera. Il titolare cinese ha chiamato i carabinieri che però non hanno fatto nulla». Quando una pattuglia della stazione di Limena è giunta davanti al bar, infatti, Friso non era armato, non stava facendo nulla di particolare e, per questo motivo, non è stato fermato dai militari. «È un personaggio conosciuto - continua Salvò - lo sanno tutti che è imprevedibile e violento, ma mai come gli ultimi giorni. Era da tanto che non si vedeva in paese, ma sono stati davvero tre giorni di tormento. Alla fine ci ha rimesso Micheal proprio adesso che le cose gli stavano girando bene e si stava costruendo una vita felice. È ingiusto. Poteva essere fermato».
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Il Gazzettino