​L'architetto, bella vita e donne. E la terza età alle isole Canarie

UDINE - Viveva a Tenerife, nelle Isole Canarie, da diversi anni, ormai, l'architetto Giuliano Cattaruzzi. Un uomo brillante, che ci sapeva fare, amante da sempre delle belle...

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UDINE - Viveva a Tenerife, nelle Isole Canarie, da diversi anni, ormai, l'architetto Giuliano Cattaruzzi. Un uomo brillante, che ci sapeva fare, amante da sempre delle belle donne. E del bel vivere. Un professionista capace, che aveva comprato un complesso immobiliare che stava andando in rovina nella Perla del Friuli, a Tarcento, in provincia di Udine, quando ancora era sposato con sua amata Donatella. «Un uomo affabile, che salutava sempre con garbo. Buongiorno e buonasera, grazie prego. Ma si figuri. Era un uomo di classe...». A Tarcento se lo ricordano tutti, anche se c'è un po' di confusione negli ultimi anni della sua vita. 


 
I VICINI
«Ah, un uomo che amava le belle donne - dice una vicina di casa affacciata alla finestra, mentre passa la volante della polizia». «Era un uomo tanto riservato - dice un'anziana signora che abita lì accanto -. Lo vedevo passare con la sua macchina ogni tanto. Non si dilungava in conversazioni, era gentile ma polo chiacchierone. Mi pare che la sua compagna fosse fuggita in Spagna». 

LA SECONDA COMPAGNA
La nuova compagna di Giuliano, in realtà, non era mai scappata da Tarcento. L'avvenente camerunense, conosciuta in Africa dall'architetto durante in uno dei suoi tanti viaggi di lavoro nel Continente Nero, una donna di diversi decenni più giovane di lui, se l'era portato sull'altare. Nel paesino collinare friulano se la ricordano bene tutti: una bella donna, distinta, elegante, dai modi raffinati. Abiti firmati. Con lei il frutto di quell'amore guardato con un po' di sorpresa dalla comunità friulana, un bambino di nove anni. Nessuno ne parlava più di tanto: ognuno si faceva i fatti propri. L'ottantenne era ben noto nella Pedemontana per il suo amore per il lusso, per le belle auto, per le vacanze da vip e per il gioco d'azzardo, anche oltre confine. Ma questi suoi vizi e queste sue passioni non gli avevano impedito di essere impegnato, a livello locale, in associazioni e anche nell'amministrazione comunale. Si era candidato come consigliere alle elezioni per il rinnovo dell'assemblea civica di Tarcento, circa vent'anni fa, a sostegno dell'allora gruppo della Lega Nord. Aveva fatto parte per diversi anni anche del Lyons club locale. Sempre brillante e affabile, cortese ed educato, aveva conquistato un po' tutti. Lei? «Briosi, di nome e di fatto - dice Elisabetta Foffani, un'imprenditrice friulana di Clauiano di Trivignano Udinese che la conosceva bene -. La chiamavamo Brio, perché era sempre entusiasta e ottimista, briosa, nel cognome e nella vita. Faceva parte dell'associazione Donne del vino del Friuli Venezia Gulia. Non si era mai molto confidata sulle sue vicende personali, ma ci eravamo accorti del suo periodo di difficoltà. Non ha mai fatto pesare a nessuno questa sua condizione, che poi è un po' una condizione di tutti, visto il periodo. È vero che era originaria di Pescara, ma ormai era friulana a tutti gli effetti. Conosceva bene i vini della nostra regione. Era molto preparata sui nettari internazionali. Studiava e approfondiva la tematica con molto impegno. Era presente sempre agli incontri europei e sovranazionali. Una donna solare, piena di vita e ricca di iniziative; cortese, gentile, attenta al dettaglio. Era una di noi». 

LA PASSIONE DEL VINO

Donatella era nata in una famiglia molto ricca e si era perdutamente innamorata dell'architetto tarcentino da cui non aveva avuto figli e da cui aveva divorziato in maniera decisamente burrascosa. Sessantatré anni, molto ben portati, dall'aspetto giovanile, Donatella si era ricavata un mondo tutto suo, fatto di amici e di appassionati della cultura del vino. Viveva in centro città, a Udine, anche se non aveva mai dimenticato le dolci colline di Tarcento, dove aveva trascorso i primi anni del suo matrimonio con Giuliano. Nella pedemontana della provincia di Udine la comunità è sconvolta. I vicini di casa avevano visto uscire Giuliano dalla sua splendida villa un paio d'ore prima che commettesse il tragico delitto e che si uccidesse: «di recente era tornato in paese, dopo tanto tempo, - dicono i vicini di casa- ». E se lo ricordano anche i ristoratori locali dove spesso andava a mangiare a pranzo o cena, nelle lunghe note estive sulle rive del fiume Torre. Di quei tempi, ormai, non resta più nulla.  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino