PADOVA - È da poco passata la mezzanotte tra giovedì e venerdì quando James Sahagun apre il suo profilo Facebook e si lascia andare. Ne viene fuori una...
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L'AVVERTIMENTONelle parole del figlio la consapevolezza che qualcosa deve esser fatto, a tutti i costi. «So già che chiamerete la polizia continua il testo, a cui sono seguito diversi mi piace e commenti - ma ribadisco a me adesso non serviranno armi per spegnere delle vite. E se ci dovessero essere complici nell'accaduto state in allerta perché verranno a capo i vostri nomi. Aspetterò con ansia quel momento, il momento della mia dolce e fredda vendetta. Per mio padre esaudirò la sua volontà, dovesse costarmi la vita».
L'ULTIMO SALUTOLe ultime parole James Sahagun le riserva al padre. «Mi dispiace per tutte le mie cavolate che ho fatto e che farò in futuro. Mancherai a tutti tre e non solo. So di non essere stato sempre un buon figlio e che spesso agisco senza pensare. Adesso potrai riposare fino a quando noi tutti non ci rivedremo. E nel mentre cercherò i colpevoli».
Poco prima in un altro post, il giovane aveva scritto come suo padre fosse stato «ucciso da due persone: Melvin Arca e suo padre si sono aiutati a vicenda per uccidere mio padre quando era solo. Sulla scena del crimine c'erano 3 katana. Chiedo a tutti voi di darmi una mano a trovare suo padre perché l'altro è già in galera». Circostanza che però non troverebbe riscontro nelle indagini.
IL FERMOMelvin Arca, collaboratore domestico, è stato sottoposto dalla Polizia a fermo con l'accusa di omicidio premeditato ed è ora al carcere di Due Palazzi di Padova. Su di lui ci sono gravi indizi di colpevolezza: ferito all'orecchio con una pistola a pallini dal rivale, avrebbe reagito prima a colpi di katana e poi impugnando la roncola per sferrare diversi fendenti che hanno portato l'altro uomo a morire dissanguato in pochi minuti. Dalle indagini emerge che i due si conoscevano da tempo (Walter era addirittura padrino del figlio di Melvin), ma il loro solido rapporto di amicizia si era incrinato proprio a causa dei sospetti di tradimento. I due già a maggio erano finiti a picchiarsi in mezzo alla strada, e in quel caso era stato il collaboratore domestico a denunciare tutto ai carabinieri.
Ora gli investigatori lavorano per capire se qualcun altro fosse a conoscenza dell'appuntamento mortale, ma ci sono anche molti altri elementi su cui fare luce. Nell'auto della vittima i poliziotti hanno infatti trovato non solo la roncola pregna di sangue e la pistola ad aria compressa, ma anche uno zaino con dentro 1.900 euro, un calzino con all'interno molti monili in oro e un passaporto. Un'ipotesi porta a pensare che pure Walter fosse pronto ad uccidere e poi tentare la fuga. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino