PADOVA - «Ho sentito gridare così mi sono affacciata: li ho visti colpirsi con la spada, poi uno è caduto. L'altro allora prima ha infierito su di lui,...
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GRIDA E SANGUE
Caterina Piovanello si trovava in casa a quell'ora, per pranzo. Era circa l'una quando ha sentito delle grida provenire dal parcheggio. Strano ha pensato visto che, appunto, da quelle parti gira ben poca gente di giorno. Così si è affacciata alla finestra del primo piano dell'abitazione, da cui aveva un'ottima visuale. «Ho sentito queste grida di dolore fortissime. Proprio come se stessero ammazzando qualcuno - racconta ancora un po' agitata da quanto successo - Mi sono sporta e ho visto questi due che se le davano di santa ragione con una spada tipo sciabola, come quelle che si vedono nei film orientali. Hanno iniziato a colpirsi con queste spade, rincorrendosi nel piazzale». Un combattimento che aveva tutte le caratteristiche di un duello in piena regola, come nei secoli passati, quando tra galantuomini l'onta si lavava nel sangue.
«Quei due gridavano come pazzi, colpendosi con le lame, ma alla fine uno è caduto. Quando l'altro l'ha visto a terra, non si è fermato, ha continuato a torturarlo anche a terra, lo colpiva alle gambe e nel torace. Poi, dopo aver infierito su di lui, ha affondato la spada, come per finirlo. Solo a quel punto si è fermato». Ma la cosa che più è rimasta impressa negli occhi della testimone, è quello che l'assassino ha fatto dopo aver praticamente giustiziato il suo avversario: «Sono rimasta davvero di sasso. Si è tolto la maglietta e ha esultato. Come i calciatori quando fanno gol, avete presente? Ha esultato perché aveva vinto, oppure ha sfogato con quel gesto tutta la tensione accumulata nello scontro. E poi si è infilato in macchina di corsa, un'utilitaria blu scuro, un po' opaca, forse vecchiotta. Non lo so, io non mi intendo molto di macchine. Comunque è entrato in auto, e se n'è andato di là (verso via Due Palazzi, ndr) a tutta velocità».
La donna poi è scesa nel piazzale per prendere la targa dell'auto, «ma non ho potuto perchè aveva il bagagliaio aperto e non si leggeva. C'erano con me altre due persone. Sono due dipendenti comunali che lavorano negli uffici dell'Euganeo. Loro hanno visto tutto anche meglio di me perché erano già in strada. È stato uno di loro che ha telefonato alla polizia. Credevamo che fosse solo un'aggressione, un regolamento di conti, non avremmo mai pensato che avremmo assistito a un omicidio».
M.Lucc. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino