Giallo del Piave, le ultime ore di Anica: «Era ad Arcade, davanti ad un negozio di biciclette». Al setaccio le telecamere

ARCADE (TREVISO) - Davanti a un negozio di biciclette, con addosso una felpa rossa. Sono le 16.30 di giovedì 18 maggio. Anica Panfile è ad Arcade, in via Trieste, a...

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ARCADE (TREVISO) - Davanti a un negozio di biciclette, con addosso una felpa rossa. Sono le 16.30 di giovedì 18 maggio. Anica Panfile è ad Arcade, in via Trieste, a mezzo chilometro dal centro, che deve aver raggiunto in autobus. Non avendo la patente si spostava infatti con i mezzi pubblici. L’ultima volta in cui è stata vista viva. Poi tre giorni di “blackout” in cui della 31enne romena si perde ogni traccia. Fino a domenica mattina quando il cadavere verrà trovato da un pescatore su un’ansa del Piave, a Spresiano. Uccisa, secondo l’esito dell’autopsia, da una serie di colpi alla testa, inferti con un oggetto contundente. La sera stessa della scomparsa. Da chi? E perché? Sono le domande a cui i carabinieri stanno cercando di rispondere. La Procura, che inizialmente aveva aperto un fascicolo per istigazione al suicidio, indaga ora per omicidio volontario. Nessun sospettato, almeno per ora. Al setaccio ci sono più di 60 telecamere: gli inquirenti stanno esaminando le immagini per ricostruire gli ultimi spostamenti della giovane mamma. Una corsa contro il tempo per dare un volto e un nome all’assassino. 


GLI SPOSTAMENTI
La “triangolazione” tocca, al momento, tre località: Treviso, Arcade e Spresiano. Giovedì Anica esce alle 2 del pomeriggio dalla casa di riposo di Santa Bona, dove lavorava come aiuto cuoca. A poche centinaia di metri da casa, in via Ronchese, dove abitava insieme ai quattro figli e alla madre. Poi raggiunge Arcade per fare le pulizie in una casa privata. «Siamo certi che sia arrivata a destinazione - assicurano i parenti - ci sono dei messaggi». Alle 16.30 è stata vista davanti al negozio di biciclette Arcade Bike. Indossava una felpa rossa. Non la felpa grigia con cappuccio che il compagno Luigino avrebbe poi descritto ai carabinieri la sera stessa, quando si è presentato al comando di via Cornarotta per denunciare la scomparsa della donna, mai rientrata a casa. Probabilmente aveva appena finito di pulire l’abitazione, ammesso che sia stata lì. Anche su questo ci sono accertamenti in corso. A casa il compagno e i figli la aspettano per ore. A ogni giro di lancette l’angoscia cresce. Il telefono squilla a vuoto. I messaggi non ottengono risposta. Dopo un paio d’ore il compagno denuncia la scomparsa di Anica. Scattano le ricerche. L’epilogo a Spresiano, su un isolotto del Piave, in un tratto compreso tra il cavalcavia della A27 e la strada delle Grentine. È lì che viene trovato il cadavere, tre giorni dopo. A 9 chilometri da Arcade. Nel mezzo, ancora nebbia fitta.


I NODI 


Non ci sono bus che fermano lì. Sul Piave, Anica non ci è arrivata da sola ed era già morta quando ha toccato l’acqua. E anche l’ipotesi che si sia buttata o sia caduta dal cavalcavia è stata accantonata. A questo punto le ipotesi sono due: che sia stata uccisa altrove, gettata nel fiume e trasportata dalla corrente; oppure che sia stata ammazzata lì. In entrambi i casi gli inquirenti contano di ricavare elementi utili dai nastri di videosorveglianza. Chiunque si sia avvicinato in auto alla zona deve essere passato sotto uno dei tanti occhi elettronici disseminati nell’area. Ce ne sono 46 solo a Spresiano e una decina ad Arcade. L’altro fronte di indagine riguarda i contatti della donna: molti sono stati sentiti nelle scorse ore, a partire dal compagno Luigino “Gigi” De Biase, 58 anni, ex autotrasportatore. Prima di trasferirsi a Treviso abitava a Breda di Piave con l’ex moglie e la figlia, con cui i rapporti sono interrotti da anni. I carabinieri stanno esaminando anche i tabulati telefonici. L’ultima cella agganciata dal cellulare sarebbe proprio a Spresiano. Ma il dispositivo non è stato trovato e all’appello mancherebbero anche gli altri effetti personali (borsa, portafoglio, documenti) da cui non si separava mai. Tantomeno se doveva spostarsi per lavoro. Tutte le piste restano aperte. La morte di Anica è una matassa ancora tutta da sbrogliare.  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino