Omicidio sul Piave. Il conto alla rovescia: le ultime 24 ore prima di uccidere Elisa

Omicidio sul Piave. Il conto alla rovescia: le ultime 24 ore prima di uccidere Elisa
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FARRA DI SOLIGO - Ventiquattro ore. Tanto è durato il peregrinare di Fabrizio Biscaro tra il momento in cui ha «Sentito montare una rabbia sempre più forte» e l'istante in cui si è costituito in caserma a Valdobbiadene. Un'articolata serie di tappe che lo hanno spinto a più riprese tra la Marca, il Bellunese e il Trentino e che lui, già un'ora dopo l'omicidio, ha ricostruito nei minimi dettagli.


AL LAVORO
La giornata di lunedì è trascorsa per il 34enne secondo routine, con il turno alla Dhe di Follina dove lavora come operaio al carico scarico e il rientro a casa. Martedì invece le anomalie sono cominciate fin dal primo mattino. Alle 7 si è presentato in fabbrica, ha timbrato il cartellino e cominciato a spostare le merci. Come ogni giorno, celere ma isolato da tutti gli altri colleghi ormai abituati a quell'animo impenetrabile. Al lavoro però è rimasto appena una quarantina di minuti. «Mi sentivo montare la rabbia, me ne sono dovuto andare» ha spiegato. Infatti attorno alle 8 è uscito. Le successive quattro ore le ha passate in auto, raggiungendo Vidor, superando il ponte sul Piave e risalendo la Feltrina fino a scavallare in provincia di Belluno. Senza una meta apparente, senza mai scendere dalla sua Volkswagen Polo nera, senza avere particolari contatti con altre persone.


A CASA
Alle 12 si è presentato in via Posmon a Col San Martino, nella casa dove vive con i genitori. Tutto normale all'apparenza, almeno a quanto padre e madre hanno dichiarato finora. Hanno pranzato insieme, poi il 34enne ha preparato uno zaino con un paio di cambi di vestiario: due magliette, una felpa, una coperta. Stava meditando di passare del tempo fuori casa, ma ai genitori ha detto che sarebbe uscito solo per un rapido giro. Alle 14.30 via di nuovo a bordo della Polo, con una tappa per prelevare circa 300 euro al bancomat.


ALLA TABACCHERIA
Un'ora dopo si è presentato alla tabaccheria Luca&Sonia di via Ligonto, a La Bella di Follina, una decina di chilometri da casa. «In passato era già capitato che venisse qui, ma non era un cliente fisso né uno di quelli che danno confidenza. Non sapevamo neanche il suo nome racconta la tabaccaia. Era però un annetto che non si vedeva. Si è presentato appena ho aperto, l'unico momento in cui sono da sola in negozio. Era di ghiaccio». Biscaro ha acquistato una cinquantina di schedine del Superenalotto, spendendo un centinaio di euro. L'estrazione era prevista per martedì sera, ma se abbia vinto resta ad oggi ancora da chiarire. «Aveva tante schede, sono serviti circa 20 minuti per processarle tutte. Era muto, mi rivolgeva la parola solo per lo stretto necessario e io non mi sono intromessa. Poi se ne è andato, ma quando il giorno dopo ho capito che l'assassino era lui sono rabbrividita. Ero rimasta da sola con lui, è stato terribile» aggiunge Sonia ancora scossa.


AL SUPERMERCATO
Poco prima della 16 Biscaro è ripartito, ora alla volta di Valdobbiadene. Meno di mezz'ora di auto, circa 15 chilometri ed eccolo al supermercato Conad di via Erizzo, a pochi metri dalla caserma dei carabinieri. «È entrato una prima volta acquistando un paio di bibite e snack spiegano dal negozio. Nessuno lo ha notato, non ha fatto nulla di inconsueto». Si trattava probabilmente di un sopralluogo, per verificare se nel market ci fossero coltelli che facessero al caso suo. E infatti: «Poco dopo è rientrato e, ancora una volta, ha messo nel carrello alcune confezioni di generi alimentari e bottigliette. Insieme a un coltello da cucina aggiungono i commessi. Anche in questo caso però non c'era niente di strano, ha pagato ed è uscito». Nella trentina di euro spesi, c'erano anche i 3,49 per il coltellaccio. Nel tardo pomeriggio di martedì la peregrinazione del 34enne è arrivata fino alle montagne della valle di Primiero.


LA NOTTATA
Biscaro è tornato sulla Feltrina, ha raggiunto prima Feltre, poi Fonzaso e poi su, oltre il confine tra Veneto e Trentino. Dopo Fiera di Primiero, ha proseguito fino a Siror e poi ancora più in alto, fino al parco del Paneveggio. Poco più di 60 chilometri, un'oretta di strada. Il suo viaggio si è fermato tra i boschi nella zona del rifugio Petina. «Qui non è mai venuto, bisogna prenotare e quella notte non c'è stato nessuno con quel nome. Non ha bivaccato nemmeno nelle immediate vicinanze perché i nostri cani lo avrebbero sentito e avrebbero abbaiato» hanno spiegato i titolari. Biscaro ha infatti dormito in auto e la mattina dopo, all'alba, è tornato in pianura. Nel frattempo i genitori, svegliatisi senza che fosse rientrato e non riuscendo a contattarlo, hanno segnalato la scomparsa ai carabinieri.


SUL PIAVE


Ha poi fatto una tappa all'edicola Topazio di Cornuda per comprare un quotidiano, poi ha puntato al suo obiettivo. Non è arrivato però in auto all'Isola dei morti. Ha parcheggiato nella zona industriale di Vidor, in via Riva Alta, e percorso a piedi circa cinque chilometri di sentiero nella parte meno frequentata del grande parco. Fino alla zona del monumento, dove ha massacrato la sua vittima alle 12.20. Poi la corsa fino alla Polo zuppo di sangue, con l'orecchio e il coltello avvolti in un sacchetto dentro lo zaino. Alle 13.15 la citofonata in caserma: «Ho ucciso una donna». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino