La disperazione dei genitori di Elisa: «Siamo morti con lei»

I genitori di Elisa Campeol, Eligio e Mirka
PIEVE DI SOLIGO - «Ci hanno chiesto se nostra figlia aveva relazioni turbolente, se frequentava uomini. Nulla di tutto questo. Era sempre in casa con noi». Eligio e...

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PIEVE DI SOLIGO - «Ci hanno chiesto se nostra figlia aveva relazioni turbolente, se frequentava uomini. Nulla di tutto questo. Era sempre in casa con noi». Eligio e Mirka Campeol non hanno più lacrime. Sono paralizzati dal dolore. Aprono la porta di casa per cercare di condividere il peso e i mille perchè che si affollano alla mente. Una coppia di mezza età, un piccolo bar di frazione, due figlie grandi. Una comunità coesa e la prospettiva di trascorrere in serenità l'ultima parte della vita. E ora dover gestire tutto questo è uno schianto che non sanno se riusciranno a sostenere. Riavvolgono mille volte il nastro, per capire se c'è qualcosa che è stato dimenticato, un dettaglio, un indizio. Ma no: esistono delitti che non hanno semplicemente senso. «Era una giornata come tante. Gesti semplici consueti. Nostra figlia è uscita da quella porta e non tornerà mai più».

Come vi siete salutati?
«Aveva lavato e steso i suoi panni. Poi, saranno state le 10, mi ha detto: mamma, ho sistemato le mie cose, vado all'Isola dei morti»
Poi cosa è successo?
«E' passata a prendere un caffè al bar con la sorella Sara, alcuni avventori le hanno viste sedute lì. Aveva una sacca. Ha preso la macchina ed è partita. Verso le 15 abbiamo ricevuto una visita dei carabinieri che ci hanno pregato di seguirli al Comando di polizia. E lì ci hanno detto quello che era successo».
Qual è stato il primo pensiero?
«Non è vero, non è reale. Abbiamo pensato che non potesse trattarsi di lei. Vedeva pochissime persone, nessun uomo. Questo abbiamo detto alle forze dell'ordine quando ci hanno chiesto se avesse dissidi o relazioni problematiche. Ci è sembrato tutto inverosimile. Nostra figlia quasi non aveva vita sociale»
Era sola da tempo?
«Sì da parecchi anni. Aveva avuto le sue relazioni. Però da tempo non aveva più nessuno. Viveva in famiglia, con noi, usciva poco di casa. Solo andare al Piave le dava serenità».
Chi era vostra figlia?
«Elisa era una ragazza tanto sensibile, forse troppo. Quando si è così si vive male. Aveva fatto una scuola professionale poi era iniziata l'avventura del bar. Ma ora voleva cambiare»
Aveva scelto di stare con voi?
«Si, abbiamo costruito questa bifamiliare, dietro alla vecchia abitazione dove è rimasto il bar. In una vive Sara, la nostra primogenita, che fa la designer e lavora a Conegliano. E nella seconda noi con Elisa»
Aveva amici?
«Stava bene da sola. Andava a passeggiare da sola. Stava bene così»
Era la proprietaria dell' Eli's bar. Con chi lo gestiva?
«All'inizio lo gestiva con mio marito. Ma ora voleva cambiare attività e vita. Stare al circolo non faceva per lei, perchè bisogna sapersi far scivolare addosso la mancanza di educazione di certi clienti. Quindi ero subentrata io a dare supporto al padre. Ormai Elisa lavorava poco al bar anche se continuava ad avere la titolarità dell'attività»
Come trascorreva le sue giornate?
«Prevalentemente a casa con noi. Vedeva pochissime persone».
Quali erano le sue aspirazioni?
«Lei aveva un rapporto molto forte con me (spiega la madre). E adorava gli animali. Pascal, il nostro cagnolino, viveva in simbiosi con Elisa. Se fosse stato con lei... forse si sarebbe salvata»
Perchè non l'ha portato con sè?
«Pascal andava sempre al Piave, ma aveva avuto un problema ad una zampa e quindi l'aveva lasciato in giardino per paura che si facesse male»
Qual è l'ultima immagine che ha di lei?
«Elisa che saluta Pascal e prende la sua macchina, una Cinquecento latte e menta. E va verso il Piave, il luogo in cui si sentiva felice»
Cosa chiedete ora alla giustizia?
«Di sapere la verità. Oltre al dolore indicibile c'è anche l'angoscia di interrogarsi su cosa è successo, e per quali ragioni»
Come vedete il futuro?


«Oggi per noi non c'è futuro. Perdere un figlio in questo modo è contro natura».
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Il Gazzettino