Uccise la compagna con 19 coltellate, pena ridotta per l'infermiere ​Forciniti: dovrà scontare 22 anni

Uccise la compagna con 19 coltellate, pena ridotta per l'infermiere Forciniti
ROVEREDO IN PIANO (PORDENONE) - Giuseppe Mario Forciniti, l’infermiere calabrese di 35 anni che il 25 novembre 2020 uccise con 19 coltellate la compagna Aurelia Laurenti,...

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ROVEREDO IN PIANO (PORDENONE) - Giuseppe Mario Forciniti, l’infermiere calabrese di 35 anni che il 25 novembre 2020 uccise con 19 coltellate la compagna Aurelia Laurenti, 32, ha ottenuto una riduzione di pena dalla Corte d’assise d’appello di Trieste. Condannato in primo grado a 24 anni di carcere, questa mattina, venerdì 24 febbraio, ha accolto la proposta di concordato con riduzione di pena a 22 anni avanzata dal procuratore generale Carlo Sciavicco. È una sorta di patteggiamento. In cambio la difesa di Forciniti, l’avvocato Ernesto De Toni, ha rinunciato a far valere i motivi d’appello, che puntavano al riconoscimento dell’attenuante della provocazione e alla revoca dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici.

L'omicidio di Aurelia Laurenti

Aurelia fu uccisa in camera da letto, mentre il figlio di tre anni dormiva nel lettone e quello di otto nella stanza accanto, al termine di una giornata carica di tensioni in una coppia che già da tempo era in crisi. Forciniti ha sempre sostenuto di aver tentato di disarmare la compagna, di ricordare un colpo, poi il vuoto. Per la Corte d’assise di Udine non c’è stata legittima difesa o eccesso colposo di difesa: Forciniti era in sé quando ha infierito sulla madre dei suoi due bambini. Ad appellare la sentenza di primo grado era stata la difesa. La Procura di Pordenone non poteva impugnare il verdetto, in quanto gli era già stata riconosciuta l’unica aggravante contestata, quella della convivenza. In aula, a rappresentare la parte civile, c’era l’avvocato Antonio Malattia, che in primo grado ha ottenuto una provvisionale.

«Non so cosa mi sia successo»

Nell'aula del Tribunale di Trieste c'era anche l'imputato, che ha reso spontanee dichiarazioni di fronte ai giudici. «Ancora non mi so spiegare cosa sia successo - ha affermato l'uomo, recluso nel carcere Due Palazzi di Padova - cercherò di sostenere i miei figli a livello morale e materiale». I bambini sono stati da tempo affidati dal Tribunale ai nonni materni. 

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Il Gazzettino