Omicidio a Mestre, l'avvocato di famiglia: «Lorenzo non è un ladro». Il giallo delle chiavi sparite

Il corpo di Nardelli è stato trovato senza vita nell'ascensore del condominio: aveva la testa fracassata. Accusati di omicidio due cugini

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MESTRE - «È assolutamente escluso che Lorenzo si trovasse nell'appartamento di Rampa Cavalcavia a rubare». A dichiararlo con decisione (rafforzando le convinzioni degli inquirenti, di cui scriviamo a pagina 11) è l'avvocato Francesco Livieri, il legale dei genitori di Nardelli, il cui corpo senza vita è stato rinvenuto dalla polizia con la testa fracassata, all'interno dell'ascensore del condominio al civico 9; ascensore con le porte bloccate, nel quale si trovavano rinchiusi anche due cugini di nazionalità moldava, Radu Rusu, 32 anni, e Marin Rusu, 35 anni a fine agosto, entrambi operai edili, residenti nel condominio, ora accusati di omicidio volontario.

L'autopsia

Il legale ha partecipato ieri mattina all'udienza nel corso della quale il pm Stefano Buccini ha affidato alla dottoressa Cristina Mazzaroli l'incarico di eseguire l'autopsia per accertare «la causa, l'epoca e i mezzi di produzione della morte di Lorenzo Nardelli». I familiari del trentaduenne di Salzano hanno nominato, quale consulente di parte, il dottor Antonello Cirnelli, che parteciperà agli accertamenti previsti per questa mattina alle 8.30, all'ospedale di Mestre. Nel capo d'imputazione formulato a carico dei due indagati viene evidenziato come Lorenzo Nardelli sia stato colpito «ripetutamente al corpo e alla testa con efferata violenza e crudeltà procurandogli ecchimosi, escoriazioni, fratture dentali, colature di materiale di verosimile natura ematica, il volto completamente tumefatto nonché la frattura del cranio nella parte anteriore destra». Anche la squadra mobile non crede alla versione fornita dai due cugini Rusu, i quali assicurano di non conoscere Nardelli, il quale si sarebbe introdotto nella loro abitazione, assieme ad altri due sconosciuti poi fuggiti per le scale, mentre Lorenzo avrebbe cercato di scappare infilandosi nell'ascensore. Gli investigatori hanno sequestrato i cellulari e stanno cercando elementi per capire se vi erano stati precedenti contatti tra vittima e presunti assassini.

Chiavi scomparse

«Quella sera Lorenzo era arrivato con la sua auto», precisa l'avvocato Livieri, ma le chiavi della sua vettura non sono state rinvenute. E ora ci si domanda se l'urlo "Dammi le chiavi", sentito da alcuni residenti dello stabile attorno alle 23 di mercoledì notte, potesse rifersi proprio alle chiavi dell'auto di Nardelli. «Lorenzo lavorava, non aveva difficoltà economiche e viveva vicino ai genitori, a Salzano, ai quali si era riavvicinato e che vedeva frequentemente», precisa il legale. In passato aveva avuto problemi di tossicodipendenza, ma stava meglio: è credibile che sia entrato, senza alcun attrezzo da scasso, in un appartamento "povero", con in apparenza nulla da rubare? 

 

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Il Gazzettino