Maresciallo condannato in Appello, ecco perché: «Fantasiose affermazioni dei testimoni»

Il maresciallo Marco Pegoraro
SANT'URBANO - Lo scorso 23 febbraio la Corte d'Appello ha ribaltato la sentenza di primo grado per la morte di Mauro Guerra. Il 32enne di Carmignano di...

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SANT'URBANO - Lo scorso 23 febbraio la Corte d'Appello ha ribaltato la sentenza di primo grado per la morte di Mauro Guerra. Il 32enne di Carmignano di Sant'Urbano ucciso con un colpo di pistola il 29 luglio del 2015 in un campo di grano, mentre si stava opponendo ad un trattamento sanitario obbligatorio a cui i carabinieri cercavano di sottoporlo.


I giudici lagunari hanno riconosciuto il maresciallo Marco Pegoraro responsabile di omicidio colposo per eccesso colposo di legittima difesa e lo hanno condannato a risarcire i danni provocati ai famigliari della vittima, costituiti parte civile con gli avvocati Fabio Pinelli e Alberto Berardi.
Quando invece il Tribunale di Rovigo il 15 dicembre del 2018 ha assolto Pegoraro perché il fatto non costituisce reato e la Procura non ha mai impugnato la sentenza di assoluzione.
La Corte d'Appello ha motivato la sua decisione in 23 pagine. A pagina tredici c'è forse il passaggio più forte, in riferimento a quanto dichiarato da due carabinieri e dal medico del Suem 118 sia in fase di indagine e sia durante il processo. «...Non si tratta di percezioni derivanti dalla diretta osservazione dei fatti, ma di esternazioni di paure, di supposizioni e di fantasiose affermazioni...».

I TESTIMONI
Insomma per i giudici lagunari l'appuntato Vettorato ha esposto versioni contrastanti tra di loro. Soprattutto in merito alla copiosa quantità di sangue che sarebbe scesa dalla testa del brigadiere Stefano Sarto, colpito da Guerra, perché al momento dell'azione si trovava in una posizione in cui non poteva vedere con chiarezza. «...Afferma di essersi posizionato in faccia a Guerra e quindi anche a Sarto, ma per fare questa manovra avrebbe dovuto superare Pegoraro, passargli davanti e aggirare in parte i contendenti, operazione questa mai indicata in precedenza, mai vista da nessuno ed esclusa dallo stesso Pegoraro, che ha sempre sostenuto di avere lasciato indietro lo stesso Vettorato...». E poi c'è il brigadiere Montalto, la cui voce è stata registrata nel video filmato da un collega, dove ha esclamato Lo sta ammazzando a Sarto. Ma per i giudici ha avuto una percezione non corretta della realtà perché «...È all'interno di una macchina ferma sul ciglio della strada e non riflette la percezione di un fatto, ma esprime solo lo stato d'animo di chi segue la vicenda da lontano con apprensione...».
Infine le dichiarazioni del medico De Piccoli «...Sono frutto di mere supposizioni perché sta dentro all'ambulanza, anch'essa ferma ai bordi del campo e con i finestrini chiusi...».

COME EVITARE IL PEGGIO
A pagina 18 delle motivazioni della sentenza è stato indicato come avrebbero dovuto agire i carabinieri per evitare la morte di Guerra.


«...Pegoraro aveva altri modi per intervenire...Una volta giunto a ridosso di Guerra, distante ormai solo 4 metri, anziché fermarsi, chinarsi e prendere la mira, avrebbe senz'altro potuto fare due passi, aggredire alle spalle il Guerra o colpirlo con il calcio della pistola o immobilizzarlo con l'aiuto dei sopraggiungenti Vettorato e Saffiotti...Tutte operazioni il cui buon senso era facilitato dal fatto che l'aggressore veniva in tal modo preso alle spalle e di sorpresa...».

 

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Il Gazzettino