Omicidio di Maser, la verità della figlia Aurora: «Papà ha ucciso mia mamma, non è un martire»

MASER (TREVISO) - «Mio padre non è il martire che è stato dipinto dopo il delitto. Si è sempre comportato come un padrone e ha ucciso mamma con una...

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MASER (TREVISO) - «Mio padre non è il martire che è stato dipinto dopo il delitto. Si è sempre comportato come un padrone e ha ucciso mamma con una coltellata. È sano di mente: la sua perizia è soltanto una strategia difensiva». A quasi due mesi dall’omicidio che aveva sconvolto Maser, Aurora De Zen racconta la sua verità. Il quadro familiare che ne emerge è molto diverso da quello tratteggiato fino ad oggi. Non la “tragedia della disperazione” di un marito sopraffatto dallo stato semi-vegetativo della moglie, ma la decisione di un uomo dal comportamento autoritario. 


IL DELITTO
La mattina del 24 settembre, Sergio De Zen, ex operaio di 74 anni, ha affondato un coltello da cucina nel costato della moglie Manuela Bittante, 77 anni, costretta a letto da un ictus che l’aveva colpita due mesi prima. In casa c’era anche la figlia Aurora, che però stava dormendo dopo una notte passata ad assistere la madre inferma. Il fendente era stato fatale all’anziana: la donna era spirata all’alba del giorno dopo all’ospedale Ca’ Foncello di Treviso, dove era stata ricoverata in condizioni disperate. Il marito, credendola morta sul colpo, era andato subito a costituirsi alla stazione carabinieri di Cornuda. «Non potevo vederla così, quella non era più vita» aveva detto ai militari come motivazione del gesto omicida. Da quel giorno, De Zen è in carcere a Santa Bona e non ha intenzione di chiedere i domiciliari: «È giusto che io stia dentro qui. Devo espirare quello che ho fatto» ha ripetuto più volte al suo difensore, l’avvocata Sabrina Dei Rossi. Ora il gip Christian Vettoruzzo, su richiesta della difesa, ha disposto una perizia psichiatrica per stabilire se il pensionato fosse capace di intendere e di volere al momento del delitto. L’incarico verrà affidato martedì alle 13.30 allo psichiatra bellunese Tullio Franceschini. La consulenza difensiva eseguita invece dal dottor Tiziano Meneghel ha riscontrato «una capacità grandemente scemata» al momento del fatto di sangue. 


L’AFFONDO


Ed è qui che si inserisce l’affondo della figlia Aurora: «Papà è sano di mente: la sua è soltanto una strategia difensiva». La donna, sentita due volte dagli inquirenti, ha riferito di rapporti sempre molto tesi e di grosse difficoltà economiche nonostante entrambi i genitori percepissero la pensione. A detta della figlia, De Zen avrebbe sperperato gran parte dei soldi giocando alle slot. Ad anni di ristrettezze si è aggiunto poi il dolore di vedersi ammazzare la madre inferma, dimessa dall’ospedale poche ore prima del delitto e di cui lei era pronta a prendersi cura. Assistita dall’avvocato Paolo Pastre, Aurora probabilmente si costituirà come parte civile nell’eventuale processo a carico del padre, accusato di omicidio volontario. La casa in cui si è consumato il delitto, in via Metti, è stata dissequestrata ed è tornata a disposizione della 45enne. Nel frattempo i Servizi sociali del Comune l’hanno presa in carico offrendole un percorso di sostegno psicologico per elaborare il trauma subìto e di reinserimento lavorativo.  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino