Squartò il marito con l'ascia in un delirio di gelosia: condannata, con attenuanti, a 14 anni e 6 mesi

La Corte d'Assise del Tribunale di Rovigo ha riconosciuto il vizio parziale di mente prevalente sull'aggravante di aver commesso il delitto ai danni del coniuge

Shefki Kurti e Nadire Kurti
ROVIGO - È stata condannata a 14 anni e 6 mesi Nadire Kurti, la 68enne di origini albanesi che il 21 luglio scorso, obnubilata dalla gelosia e da deliranti vagheggiamenti...

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ROVIGO - È stata condannata a 14 anni e 6 mesi Nadire Kurti, la 68enne di origini albanesi che il 21 luglio scorso, obnubilata dalla gelosia e da deliranti vagheggiamenti su sue inesistenti amanti e presunte conversazioni amorose e richieste di denaro attraverso un microchip presente nell'orecchio del 72enne marito Shefki Kurti, lo ha ucciso colpendolo con un'accetta. Poi ha trascinato il cadavere in bagno e con i coltelli presi in cucina lo ha squartato, dividendolo in nove parti che ha infilato ciascuna in un sacco nero da giardino che ha prima infilato nel freezer, che, nottetempo, è andata a gettare nell'Adigetto insieme ai coltelli, dopo aver minuziosamente pulito tutta la casa. Il delitto aveva scosso anche la comunità di Masi, nel padovano, dove vive il figlio Arben e dove per qualche tempo si era trasferita anche la madre Nadire.

La sentenza è stata pronunciata oggi, 26 maggio 2023, dalla Corte d'Assise del Tribunale di Rovigo presieduta dal presidente del Tribunale Angelo Risi e con Silvia Varotto giudice a latere. La difesa, affidata all'avvocato Franco Capuzzo, aveva accettato l'acquisizione di tutto il fascicolo con gli atti d'indagine del pubblico ministero Maria Giulia Rizzo, in una sorta di abbreviato sui generis, visto che questo rito alternativo, che permette sconti di pena, non è percorribile in caso di omicidio aggravato. La difesa aveva però chiesto che fosse affidata un'ulteriore perizia, ma la scorsa udienza la Corte ha respinto questa richiesta ritenendo sufficiente la perizia eseguita in fase di indagini preliminari.

Alla donna, che soffre di una sindrome delirante psicotica, con allucinazioni, per la quale è in cura dal 2014, il Collegio ha ritenuto l'attenuante del vizio parziale di mente prevalente sull'aggravante contestata di aver commesso il fatto ai danni del coniuge, per questo la pena è stata sostanzialmente contenuta per un omicidio efferato che ha segnato l'estate polesana, dal ritrovamento della gamba del 72enne alla chiusa di Villanova del Ghebbo, la mattina del 28 luglio, seguita dagli ulteriori macabri ritrovamenti che come tessere di un puzzle dell'orrore hanno poi portato i carabinieri a ricostruire l'itera immagine dell'orrore che si era compiuto fra le mura dell'abitazione della coppia in via Ghirardini, fino alla confessione della donna, il 18 agosto. La donna, dopo un iniziale ricovero in Psichiatria si trova ora nel carcere femminile di Verona. I

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Il Gazzettino