Portogruaro. Omicidio Boraso, sconto di pena in Appello ai due responsabili prima condannati all'ergastolo

Il condominio in cui avvenne l'omicidio
PORTOGRUARO (VENEZIA) - Sconto di pena in appello per i due imputati ritenuti responsabili dell’omicidio di Marcella Boraso, la cinquantanovenne picchiata, sfregiata in...

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PORTOGRUARO (VENEZIA) - Sconto di pena in appello per i due imputati ritenuti responsabili dell’omicidio di Marcella Boraso, la cinquantanovenne picchiata, sfregiata in volto con un coltello e massacrata a martellate la sera del 21 luglio 2020, in un appartamento Ater di via Croce Rossa 98 a Portogruaro, nel corso di un furto sfociato in rapina.


In primo grado Wail Boulaied, 24 anni, e Mohammed Rabih, 23 anni, erano stati condannati entrambi all’ergastolo: ieri la Corte d’appello di Trieste ha concesso loro le attenuanti generiche, riducendo la pena a a 27 anni di reclusione per il primo, esecutore materiale, al quale è stato riconosciuto il degradato ambiente sociale nel quale è vissuto; a 22 anni di reclusione per il secondo che ha dimostrato di aver avuto un ruolo secondario nel delitto. La Corte ha confermato il risarcimento dei danni stabilito in primo grado ma per le parti civili - la sorella della vittima e l’Ater (per i danni provocati all’appartamento della donna dopo il delitto) - sarà difficile poter ottenere alcunché da due persone che non hanno sempre vissuto di espedienti.

La ricostruzione

Secondo la ricostruzione effettuata dagli inquirenti, i due imputati volevano rubare nella camera da letto di Marcella Boraso: la donna li aveva scoperti e loro, l’effetto di alcolici e psicofarmaci, la spinsero a calci e pugni verso il bagno. Quindi Boulaied la colpì con un coltello ferendole il naso e la donna si sedette sul bidet per tamponarsi la ferita: a quel punto Rabih, secondo il racconto del complice, l’avrebbe sollevata di peso immobilizzandola e incitando il complice a colpirla con un martello che si trovava sulla lavatrice. Dall’appartamento i due se ne andarono con una collanina e alcuni medicinali. Per nascondere le tracce dell’omicidio accesero due fornelli del piano cottura gettando accanto carta e plastica, che si sciolse facendo poi cadere, per via del forte calore, la cappa aspirante che si trovava sopra i fornelli.
L’avvocato Igor Zornetta, difensore di Wail Boulaied, ha puntato sulla situazione di particolare degrado e disagio psicologico nel quale è cresciuto il suo assistito. Mentre i legali di Rabih, Gaetano Vinci e Igor Visentin, hanno ribadito che la principale responsabilità del delitto è in capo all’altro imputato, che materialmente colpì la donna alla testa con un martello. Vittima e assassini non si conoscevano.

Le indagini

Le indagini si erano orientate fin dal primo momento sulla pista dell’omicidio: il corpo senza vita della cinquantanovenne, infatti, fu rinvenuto in bagno, con gravi lesioni al capo che il medico legale, Antonello Cirnelli, dichiarò essere la conseguenza di un atto deliberato di violenza. Boulaieb, vicino di casa della vittima, fu sottoposto a fermo di polizia giudiziaria dopo meno di 24 ore dal rinvenimento del cadavere: inizialmente si dichiarò estraneo al delitto, per poi confessare qualche mese più tardi.


Le difese potranno ancora presentare ricorso per Cassazione.
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Il Gazzettino