Uccide il senzatetto Luca Tisi a Udine, confermato l'arresto del 28enne brasiliano: «Chiedo scusa per quello che ho fatto»

Uccide il senzatetto Luca Tisi a Udine, confermato l'arresto del 28enne brasiliano
UDINE - Si è detto dispiaciuto, pentito. Il suo fermo è stato però convalidato. A farlo il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Udine, Roberta...

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UDINE - Si è detto dispiaciuto, pentito. Il suo fermo è stato però convalidato. A farlo il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Udine, Roberta Paviotti, chiamata ad esprimersi sul provvedimento a carico di Bruno Macchi, il 28enne italo-brasiliano accusato dell’omicidio di Luca Tisi, il 58enne di Castions di Zoppola, senzatetto ucciso con diverse coltellate e un colpo in testa sabato 15 aprile nella galleria dell’ex Capitol a Udine. Assistito dagli avvocati Massimiliano Basevi e Cristian Buttazzoni, il 28enne reo confesso ha continuato a collaborare anche durante l’udienza di convalida del fermo che si è svolta nel carcere di via Spalato e durata all’incirca un’ora e mezza.


LE SCUSE
«Sostanzialmente il nostro assistito ha continuato quel percorso di collaborazione che ha avuto sin dal primo momento, rielaborando quanto successo e si dice molto dispiaciuto e pentito per l’accaduto, ora assieme al collega Buttazzoni inizieremo a scavare sul suo vissuto» ha fatto sapere uscendo dal carcere l’avvocato Basevi, il quale poi sull’incertezza che aleggia ancora per quanto riguarda il movente, ha risposto: «Preferisco riportarmi alle parole del dottor Lia, procuratore capo di Udine». Le indagini, coordinate dalla procura friulana nel frattempo proseguono da un lato nell’analisi del materiale sequestrato in casa di Macchi, tra cui il coltello da sub con lama seghettata, considerata l’arma del delitto, dall’altro proprio per capire se ci fosse un legame tra lui e la vittima e per chiarire il movente dell’omicidio al momento «molto labile e quasi inesistente», come specificato giovedì in conferenza stampa dallo stesso procuratore Massimo Lia.


L’AUTOPSIA
Al 28enne vengono contestate le aggravanti dei futili motivi, della crudeltà e della minorata difesa della vittima. Lunedì prossimo potrebbero arrivare ulteriori elementi per il quadro accusatorio quando sarà eseguita l’autopsia sul corpo di Luca Tisi, affidata al dottor Carlo Moreschi. Rimane ancora valido l’appello dello stesso procuratore rivolto a coloro i quali abbiano informazioni rispetto ad eventuali incontri tra Macchi e Tisi.


L’APPELLO DA LIVORNO
Bruno Macchi, 28enne nato a Paulina (Brasile), conosciuto tra bar e locali di Udine come “il brasiliano”, lo ricordano bene anche a Livorno, dove arrivò a dieci anni e dove aveva trovato accoglienza in una casa famiglia, vivendo serenamente fino agli anni delle superiori, trasferendosi poi dopo le scuole nel nord Italia. Ex studente dell’istituto Nautico Cappellini, ha lasciato li diversi amici, mantenuti poi via social da quando si è trasferito a Udine facendo il cameriere in diversi locali. «Pagherà il prezzo che dovrà pagare, ma non me la sento di abbandonarlo». Così si legge in un lungo post su Facebook scritto dall’associazione Amici della Zizzi di Livorno che da oltre 30 anni si occupa di bambini con disagi familiari. La Onlus fondata e presieduta da Riccardo Ripoli, che lo accolse quando aveva poco più di 10 anni spiega: «Bruno, un figlio, uno dei più bravi di 58 che il Signore ci ha inviato - si legge nel post -. Stravagante, scavezzacollo, la fisicità prima dello studio. Restato con noi fino a 21 anni, è andato via perché senza il suo amico/fratello Liyone non poteva stare, e lui aveva scelto la sua strada pochi mesi prima per raggiungere la madre a Udine e lì imbastire la sua vita di uomo, oggi bravissimo».


ETERNO RAGAZZINO


«Bruno - prosegue ancora il post -, ci dicono, non è cresciuto, è rimasto anche a 28 anni l’eterno ragazzino che vive alla giornata, che ama divertirsi, che non sa fare un passo verso la maturità perché è più facile restare Bambino che crescere, guardarsi dentro, prendere delle responsabilità. Il suo passato è costellato di abbandoni e violenze, ma poi ha trovato noi. Undici anni di amore, di dialogo, di insegnamenti, con un percorso psicologico, amici a iosa, gente che gli ha voluto bene, che lo ha sempre accolto ed aiutato, ed è rimasto in contatto con tanti dei nostri volontari sparsi in tutta Italia». «Tutto si può dire - si legge -, ma seppur serve a capire, non può servire a scusare un gesto tanto efferato. Decine di coltellate. Ad un senzatetto inerme. Senza un motivo, forse solo per fare una bravata». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino