Omicidio di Conegliano, l'appello della Procura: «Chi ha subito furti, denunci. Tra i ladri potrebbero esserci gli assassini di Margherita Ceschin»

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​CONEGLIANO (TREVISO) - «Chi ha subito un furto o un tentativo di furto in casa e non lo ha ancora denunciato si faccia avanti: i responsabili dell’omicidio di Margherita Ceschin potrebbero avere già colpito. Per questo ogni indicazione fornita agli inquirenti potrebbe contribuire a individuare i responsabili». A lanciare l’appello è il procuratore di Treviso Marco Martani, mentre proseguono a ritmo serrato le indagini dei carabinieri sull’omicidio della 72enne. I killer sono ancora a piede libero e, trattandosi presumibilmente di topi d’appartamento, potrebbero prendere di mira altre abitazioni. «Stiamo prendendo in considerazione anche i furti in abitazione che si sono verificati nel quartiere del delitto o comunque in città, dove nei mesi scorsi c’erano state anche rapine per strada - spiega il capo della procura -. Le verifiche servono appunto ad accertare eventuali collegamenti con il gravissimo episodio sfociato in delitto e a risalire ai responsabili». 


LE INDAGINI
I due ladri che la sera del 23 giugno si sono introdotti nell’appartamento dell’anziana sono stati immortalati da una telecamera posizionata a circa 200 metri mentre scavalcavano la recinzione. Ma l’immagine non ha una risoluzione tale da permettere una chiara identificazione. La speranza è che i campioni prelevati dai Ris, che la scorsa settimana hanno setacciato l’appartamento a caccia di tracce biologiche e impronte digitali, permettano di stringere il cerchio sugli assassini. I risultati della scientifica andranno incrociati con il materiale immagazzinato nella banca dati in uso alle forze dell’ordine. La pista seguita, fin da subito, è quella del furto finito in tragedia. 


IL DELITTO


La pensionata è stata uccisa nella notte tra venerdì 23 e sabato 24 luglio, nella sua abitazione di via XXVIII Aprile. Margherita la donna sarebbe stata sorpresa dopo le 21.30 da due malviventi che, scavalcata la ringhiera che separa il giardino condominiale dalla strada, sarebbero penetrati nell’appartamento al primo piano della palazzina. Si sono arrampicati sul terrazzino salendo sul cofano dell’auto della vittima, usata a mo’ di scala (e su cui è stata trovata l’impronta di una scarpa). Hanno sorpreso la 72enne forse alle spalle e le hanno impedito di chiamare aiuto. Come? Rompendole il cellulare (trovato nel lavandino con lo schermo rotto sotto un getto d’acqua), colpendola alla testa e soffocandola. «Forse volevano tapparle la bocca per impedirle di urlare - ipotizza il procuratore - ma l’esito di quell’azione è stato drammatico. Questo non modifica l’ipotesi di reato: si continua a indagare per omicidio volontario perché i responsabili evidentemente hanno accettato il rischio di uccidere l’anziana, cosa che poi purtroppo è avvenuta». I ladri assassini sarebbero rimasti all’interno dell’abitazione 50 minuti, rovistando nella camera da letto, l’unica stanza trovata a soqquadro. All’appello manca soltanto il portafoglio della vittima mentre i gioielli e altri preziosi sono stati lasciati al loro posto. Una mossa avveduta, secondo il procuratore per ridurre i rischi di essere ricollegati all’omicidio, avendo oggetti facilmente riconducibili alla vittima.  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino