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TREVISO - In primo grado era stato condannato all’ergastolo. La Corte d’Appello di Venezia aveva ridotto la pena a 20 anni di reclusione. La Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso dell’avvocato Mauro Serpico, aveva annullato la sentenza per quanto riguardava l’aggravante dei futili motivi. E ieri, al termine del secondo giudizio d’appello, il 39enne romeno Florin Stingaciu, finito sotto accusa per l’omicidio del 20enne romeno Igor Ojovanu, è stato condannato a 16 anni e 5 mesi nonostante il procuratore generale avesse chiesto la conferma dei 20 anni inflitti nel primo giudizio d’appello.
«È stato finalmente ricostruito il quadro complessivo della vicenda - ha affermato il legale di Stingaciu, l’avvocato Mauro Serpico - Non si è trattato di un’azione unilaterale ed è emersa l’evidente contraddittorietà del giudizio di primo grado. Quella sera erano tutti armati e tutti in stato di alterazione psicofisica».
LA VICENDA
Igor Ojovanu morì per un fendente alla schiena il 30 settembre 2018 a Fontane. Secondo la ricostruzione che emerge dalle indagini, quella sera il 20enne era in compagnia di alcuni amici, anche loro di origine moldava, con cui stava festeggiando un addio al celibato.
I PROCESSI
La vicenda giudiziaria legata all’omicidio è stata lunga e articolata. In primo grado il tribunale di Treviso aveva riconosciuto colpevole Stingaciu di omicidio volontario aggravato dai futili motivi e del tentato omicidio di Stefan Lungu (assolto invece per il tentato omicidio di Ion Bragin), infliggendogli la pena dell’ergastolo. Rubin Xhika venne condannato a 10 anni per il tentato omicidio di Ion Bagrin e le lesioni ai danni di Stefan Bagrin e Valentin Jereghei, ma venne assolto dal concorso morale in omicidio e dal tentato omicidio a Stefan Lungu. Condanna invece a 1 anno e 2 mesi, con la sospensione della pena, per Olga Novacov, la 28enne moldava accusata di favoreggiamento per aver raccolto in strada il coltello usato contro Igor e aver poi tentato di lavare via le tracce di sangue rimaste sulla lama. In appello la sentenza venne stravolta, grazie ai ricorsi presentati dagli avvocati Mauro Serpico (per Stingaciu) e Alessandra Nava (per Xhika): il primo venne condannato a 20 anni perché le attenuanti generiche vennero considerate equivalenti all’aggravante dei futili motivi, il secondo addirittura assolto da tutti i capi d’imputazione (fatto salvo il possesso del coltello) dopo aver passato sette mesi in carcere e altri diciassette agli arresti domiciliari. L’avvocato Serpico, dopo aver letto le motivazioni della sentenza d’appello, aveva presentato ricorso in Cassazione contestando, appunto, l’insussistenza dell’aggravante dei futili motivi. Gli Ermellini gli hanno dato ragione, annullando la sentenza d’appello rinviandola a Venezia. Ieri l’ultimo capitolo, che ha permesso a Stingaciu (che si trova in carcere da più di quattro anni e mezzo, ndr) di vedersi ulteriormente ridotta la pena. Nonostante il procuratore generale Antonio Miggiani, a differenza della strada tracciata dalla Cassazione, aveva chiesto la conferma della condanna a vent’anni di reclusione.
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Il Gazzettino