Omicidio a Fiera, due le ferite mortali: "Kolgeci ha resistito pochi secondi"

TREVISO - Cranio sfondato nella parte alta della nuca e coltellata nell’interno coscia che ha reciso l’arteria femorale. Sono le due ferite che hanno determinato...

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TREVISOCranio sfondato nella parte alta della nuca e coltellata nell’interno coscia che ha reciso l’arteria femorale. Sono le due ferite che hanno determinato la morte di Ragip Kolgeci, il 52enne kosovaro massacrato durante il regolamento di conti tra bande mercoledì 12 ottobre in viale Iv Novembre a Fiera. L’anatomopatologo Alberto Furlanetto ha eseguito ieri l’autopsia sul corpo della vittima, raggiunta a differenza di quanto si pensava inizialmente soltanto da una decina di colpi, tra quelli sferrati con corpi contundenti e quelli con armi da taglio.


LE LESIONI

Kolgeci aveva altre lesioni alla testa (due nello specifico), all’addome (una pugnalata, ma poco profonda) e agli arti inferiori (anche in questo caso ferite da taglio ma superficiali). Impossibile, al momento, stabilire quale sia stata quella mortale: sarà oggetto di ulteriori approfondimenti. Come sarà studiata anche un’altra circostanza, ovvero se in assenza di una delle due ferite potenzialmente mortali il 52enne si sarebbe potuto salvare. In questo caso, essendo state portate da due mani diverse e con due armi differenti, si determinerebbero le diverse responsabilità di chi ha colpito. Rimane il fatto che l’effetto combinato del trauma cranico e del dissanguamento non ha lasciato scampo a Kolgeci, morto al massimo nel giro di qualche decina di secondi. Il medico legale cercherà nei prossimi giorni di stabilire anche la sequenza dei colpi subiti dal 52enne, dettaglio non secondario per le indagini della Procura di Treviso. I risultati, affiancati ai video delle telecamere di sorveglianza che, come affermato dal procuratore di Treviso Marco Martani «hanno ripreso parte dell’azione criminosa», daranno un quadro più preciso di quanto accaduto la sera del 12 ottobre a Fiera.


L’INCHIESTA

Nel frattempo rimangono dietro le sbarre il 50enne Afrim Manxhuka e il 32enne Valmir Gashi, i due kosovari ritenuti i principali responsabili dell’agguato mortale. Entrambi, che si sono avvalsi della facoltà di non rispondere nel corso dell’interrogatorio di convalida (sono difesi rispettivamente dall’avvocato Mattia Visentin e dall’avvocato Mauro Serpico, ndr), sono stati definiti dal gip Carlo Colombo socialmente pericolosi. Motivo per cui, assieme al possibile inquinamento probatorio, il giudice ha confermato la custodia cautelare in carcere. Continuano inoltre gli accertamenti sugli altri partecipanti alla rissa. Due denunce sono già state depositate dalla squadra mobile, altre cinque sono in fase di definizione. Ma a breve, stando a quanto trapela da fonti investigative, tutti i membri delle due fazioni che si sono affrontate a due passi dal bar La Musa saranno chiamati a rispondere di rissa aggravata, indipendentemente dal grado di coinvolgimento nel regolamento di conti. È questione di tempo. Anche perché i testimoni già sentiti dagli inquirenti sono diversi, alcuni dei quali (come il figlio e i nipoti della vittima, ma anche uno dei fratelli di Gashi) hanno già ammesso di aver partecipato al pestaggio.

 

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Il Gazzettino