Litiga con la madre e la getta dall'ottavo piano

Conegliano, il cadavere della povera donna a terra
CONEGLIANO (TREVISO) - Ha tentato di resistere aggrappandosi alla ringhiera della terrazza per due volte, poi non ce l'ha più fatta a opporsi alla forza del figlio ed è...

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CONEGLIANO (TREVISO) - Ha tentato di resistere aggrappandosi alla ringhiera della terrazza per due volte, poi non ce l'ha più fatta a opporsi alla forza del figlio ed è precipitata dall'ottavo piano.




L'uomo ha cancellato, senza emozioni, tanti anni di tensioni e incomprensioni mai sopite. È morta così Paolina Saporosi, 65 anni, di Conegliano Veneto. Il figlio, Moreno Coletti, 36, un omone di alto 1,80 metri, è stato arrestato per omicidio volontario aggravato.



Si è consegnato agli agenti del commissariato dopo aver chiamato il 113 dicendo all'agente della sala operativa «Ho ucciso mia madre. Sono stato io». Ed ha atteso che lo venissero a prendere, mentre sotto il palazzo giaceva esanime, sull'asfalto, la madre che qualcuno con gesto pietoso ha coperto con un lenzuolo, mentre vicini e curiosi si erano radunati, increduli di quanto era successo.



Poco prima i vicini avevano sentito le urla di richieste d'aiuto della donna. Frazioni di secondo che hanno anticipato il tonfo secco del corpo al suolo. Moreno Coletti, come sua sorella, non aveva buoni rapporti con la madre. Non la vedeva da tempo e oggi era andato a trovarla. I due hanno bevuto un caffé assieme, ma un quarto d'ora dopo è successo qualcosa che ha scatenato una lite, furiosa.



«È una cosa mia, è una questione che preferisco tenere per me» ha detto il matricida agli inquirenti che per ore hanno cercato di scoprire il movente, il perché di una lite finita in tragedia. Che il rapporto tra i due fosse tesissimo era risaputo alle persone a loro vicine. Anzi, qualcuno dice che era arrivato all'esasperazione.



Madre e figlio sembra soffrissero di disturbi psicologici, in termini tecnici 'della bipolarità'. La donna, separata da tempo e vedova da poco, pare avesse tentato in passato il suicidio. Suo figlio, operaio specializzato, celibe, aveva avuto qualche noia in passato per questioni di droga e nulla più.



L'astio che però covava per la madre era giunto al capolinea. Come aveva sfogato, in un raptus, tutta la sua ira verso la donna che l'aveva concepito, così è apparso tranquillo quando ha aperto la porta di casa all'ispettore della polizia che, per precauzione l'ha ammanettato e fatto sedere su un divano mentre altri agenti ispezionavano l'appartamento. La casa è stata trovata apparentemente in ordine. Non c'erano segni che facevano pensare ad una colluttazione. Coletti è rimasto per tutto il tempo immobile, ammutolito, prima di essere portato al Commissariato dove ha tenuto lo stesso contegno, non confidando nemmeno al suo avvocato e al pm Giovanni Valmassoi il suo segreto.




Tutti i dettagli nell'edizione del Gazzettino di Treviso di domani 25 febbraio Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino