Raptus di follia, sgozza la madre e il suo gatto: «Oddio cosa ho fatto, io le volevo bene»

Ippolito Zandegiacomo ha ucciso la madre Maria Luisa Bazzo
CONEGLIANO - Ha ucciso il suo unico punto di riferimento. Solo adesso se ne sta rendendo conto e la prima reazione è di disperazione per Ippolito Zandegiacomo, il 57enne...

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CONEGLIANO - Ha ucciso il suo unico punto di riferimento. Solo adesso se ne sta rendendo conto e la prima reazione è di disperazione per Ippolito Zandegiacomo, il 57enne che la mattina del 24 ottobre ha sgozzato la madre Maria Luisa Bazzo, nel loro appartamento di via Einaudi a Paré di Conegliano. «Mio dio, cosa ha fatto...» sono state le prime parole pronunciate quando si è ripreso dalla sedazione profonda in cui si trovava dopo il delitto. Non si dà pace dal carcere di Santa Bona, dove è rinchiuso per omicidio volontario e dove stamattina, 4 novembre, sosterrà l'interrogatorio di garanzia, in cui, salvo colpi di scena, dovrebbe avvalersi della facoltà di non rispondere: «Io le volevo bene

IMPULSO OMICIDA
Ricorda di averla ammazzata, ma non i particolari del raptus di follia, in cui ha tagliato la gola alla madre con un coltello da cucina (il colpo fatale, in base all'autopsia eseguita dal medico legale Antonello Cirnelli). Poi aveva cercato anche di mozzarle le mani, senza riuscirci. Si era accanito anche contro il gatto di casa: il corpo della bestiola era stato straziato. Alla fine aveva cercato di farla finita, tagliandosi le vene. «È come se il mio assistito non sia riuscito a resistere a un impulso che era più grande di lui, come se a guidare la sua mano ci fosse qualcun altro». Il 57enne è un caso psichiatrico più che giudiziario, secondo il legale, soddisfatto che anche la Procura abbia colto questo aspetto, tanto da chiedere una perizia psichiatrica in sede di incidente probatorio. «I risultati saranno decisivi» aveva detto il procuratore Marco Martani, nell'ottica di un eventuale processo, il giorno successivo al delitto. Già, perché dall'esito della perizia potrebbe emergere che il 57enne non sia imputabile. E di conseguenza destinatario di una misura di sicurezza in una struttura di recupero ma non in grado di sostenere un procedimento penale.

POTREBBE AVER BEVUTO


Un particolare su cui la Procura vuole avere dei riscontri riguarda la terapia che Zandegiacomo stava seguendo. Il suo raptus di follia potrebbe infatti essere stato scatenato dal fatto che l'uomo non avesse assunto regolarmente le sue medicine. Seguito sia dal Serd per problemi di alcol e droga e dal centro di salute mentale per disturbi psichici, non è escluso che la madre, che voleva curarlo a casa prendendosi cura di lui, non sia stata capace di fargli assumere i medicinali prescritti dall'azienda sanitaria. C'era poi l'abuso di alcol, per il quale era in cura al Sert: l'esito degli esami tossicologici, atteso nelle prossime ore, permetterà di stabilire se il 57enne fosse in preda ai fumi dell'alcol quando ha ucciso la madre. «È sconvolto e sotto choc - conclude il suo legale -. Del resto la madre era il suo punto di riferimento».

    
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Il Gazzettino