Forcellini, uno dei feriti nell'accoltellamento: «Sono stati i due fratelli Rakipaj»

I fratelli Ilmi e Klinton Rakipaj
PADOVA - «Sono stati loro, ad aggredirci sono stati i fratelli Rakipaj, Ilmi e Klinton. Hanno un’auto rossa». Ancor prima delle testimonianze dei vicini e delle...

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PADOVA - «Sono stati loro, ad aggredirci sono stati i fratelli Rakipaj, Ilmi e Klinton. Hanno un’auto rossa». Ancor prima delle testimonianze dei vicini e delle registrazioni delle telecamere, sono state le parole di uno dei giovani accoltellati domenica pomeriggio in via Dorighello, nel quartiere Forcellini, a mettere gli inquirenti sulla pista che sei ore dopo ha portato all’arresto di Ilmi e Klinton Rakipaj. I due fratelli albanesi di 24 e 19 anni sono ora in carcere accusati dell’omicidio del 24enne Albert Deda e del tentato omicidio di altri due giovani connazionali.


A pronunciarle è stato A.C., 26 anni, confidandole con un filo di voce ai carabinieri mentre in pronto soccorso veniva preparato per essere portato in sala operatoria.


IL QUADRO CLINICO
A.C. e l’altro ragazzo rimasto ferito, il 28enne A.N., restano ricoverati all’ospedale di via Giustiniani. Per entrambi il quadro clinico è serio: hanno ricevuto svariate coltellate anche in punti delicatissimi e a preoccupare sono in particolare le condizioni del 28enne, trovato agonizzante dopo l’aggressione di domenica. Il giovane è stato colpito con fendenti alla parte destra del torace, al collo, all’ascella sinistra e un colpo è penetrato nel basso addome fino alla cresta iliaca, l’osso del bacino. Il 26enne è invece stato colpito al torace, all’addome, al pettorale sinistro, alla spalla e alla scapola destra. Anche lui presenta delle ferite all’altezza delle ascelle: segno che i ragazzi, sotto la pioggia di coltellate, avrebbero cercato di parare i colpi al volto e alla testa alzando istintivamente le braccia e lasciando scoperto il busto.
Sono costantemente monitorati e, nonostante la complessità della situazione e la prognosi che sarà senz’altro molto lunga (al momento resta riservata), non sarebbero in pericolo di vita. La presenza di ferite da difesa andrebbe anche ad avallare quella che fin dall’inizio è stata una delle ipotesi investigative: quel pomeriggio ad essere armati sarebbero stati solo i fratelli Rakipaj, che avrebbero teso un vero e proprio agguato nell’androne della palazzina al civico 8 ad Albert Deda e agli altri due amici, per motivi che sarebbero legati all’ospitalità da dare in casa a un connazionale ma che sono ancora da chiarire del tutto.


I PROFILI
Il giovane rimasto ucciso, Deda, risiedeva formalmente dal 2018 proprio nell’appartamento al quarto piano di via Dorighello dove abitavano anche i Rakipaj, anche se da tempo vi si recava solo saltuariamente e di fatto abitava altrove. Dove, stanno cercando di ricostruirlo gli inquirenti. Al vaglio c’è l’ipotesi che i suoi punti d’appoggio potessero essere vari e che tra questi vi fosse anche l’appartamento di Albignasego in cui vivono i due giovani feriti.
I ragazzi abitano nel quartiere San Giacomo da diverso tempo. Come per il Deda, ma anche per gli stessi Rakipaj, l’immagine che ne traspare dalle descrizioni di vicini e conoscenti è quella di ragazzi tranquilli, che mai hanno creato problemi di convivenza, lavoratori senza troppi grilli per la testa. Tanto che nessuno di loro ha mai avuto guai con la legge. Il 26enne e il 28enne feriti abitano insieme e lavorano come operai nell’edilizia


«Non ci conosciamo personalmente ma li vedevo quasi tutti i giorni – spiega un residente delle vicinanze –. Uscivano la mattina presto per andare al lavoro con il furgone e tornavano la sera. Spesso vedevo anche la fidanzata del più giovane o li vedevo andare a comprare la pizza per cena. Però qui da domenica è cambiato tutto: quella sera sono stati qui a lungo i carabinieri e da allora nel palazzo non si è più visto nessuno, anche le auto e i furgoni sono spariti».
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Il Gazzettino