Oltre 700 foulard contraffatti "made in Italy" donati al centro antiviolenza

Oltre 700 foulard contraffatti "made in Italy" donati al centro antiviolenza
TRIESTE -  Quasi 700 foulard da donna, con la falsa dicitura "Made in Italy”, sono stati donati dalla Guardia di Finanza di Gorizia, all’associazione...

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TRIESTE -  Quasi 700 foulard da donna, con la falsa dicitura "Made in Italy”, sono stati donati dalla Guardia di Finanza di Gorizia, all’associazione “Da donna a donna” di Ronchi dei Legionari e punti d’ascolto anche nelle province di Udine e Trieste, attiva nel sostegno e nell’assistenza alle donne che subiscono violenza in tutte le sue forme (oltre 230 le donne assistite nel solo 2017). I foulard erano stati sequestrati, nel gennaio del 2017, nel corso di un intervento finalizzato a contrastare il commercio di beni riportanti la falsa indicazione di origine italiana, compiuto a seguito del fermo di un furgone proveniente dalla Slovenia, in cui erano stati rinvenuti e sottoposti a sequestro i foulard da donna, interamente prodotti in Romania, ma riportanti la falsa indicazione “Made in Italy”. Dalla verifica della documentazione commerciale e di trasporto esibita dal conducente, bloccato a Gorizia nei pressi del valico di confine “Sant’Andrea”, era emerso che i capi d’abbigliamento sarebbero stati consegnati ad un’azienda di moda con sede in provincia di Verona che li avrebbe venduti a negozianti del Veneto e della Lombardia.


Le indagini avevano consentito di accertare le responsabilità dell’amministratore dell’impresa scaligera per il reato di falsa indicazione di origine, punito fino a 2 anni di reclusione e con la multa massima di ventimila euro. La società che avrebbe commercializzato i prodotti, inoltre, era stata denunciata per responsabilità amministrativa, essendo il suo amministratore autore di una violazione penale che configura la responsabilità dell’ente per gli illeciti dipendenti da reato. L’Autorità Giudiziaria ha recentemente comunicato la conclusione delle indagini preliminari alla società ed all’indagato, il quale, dopo aver riconosciuto l’irregolarità, ha rinunciato alla regolarizzazione ed alla conseguente restituzione dei beni, i quali, dunque, sono stati dati in donazione all’associazione goriziana. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino