Gianni Mion: «Toscani, un attacco di senilità, ma la storia non fa ridere»

Gianni Mion presidente di Edizione, la cassaforte di famiglia del gruppo Benetton
Il padovano Gianni Mion è il presidente di Edizione, la cassaforte della famiglia di Ponzano Veneto. La holding controlla il gruppo Atlantia, a cui fa capo la...

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Il padovano Gianni Mion è il presidente di Edizione, la cassaforte della famiglia di Ponzano Veneto. La holding controlla il gruppo Atlantia, a cui fa capo la società Autostrade per l’Italia. A sedere nel Consiglio di amministrazione c’è anche Alessandro Benetton. 

Come valuta la presa di distanza di Benetton junior?
«Ha fatto molto bene, perché ha espresso il sentimento di molti. Personalmente anch’io ho condiviso molto l’opinione del dottor Alessandro».
Cosa pensa del creativo?
«Non seguo il dottor Toscani».
Troppo istrionico? 
«Non è questione di essere istrionici. Quello che ha detto sul Ponte Morandi è una roba assolutamente inconcepibile. Non so neanche che giustificazione possa esserci».
Toscani afferma che le sue parole sono state estrapolate.
«Ma cosa dice? Questa è una roba che proprio... Secondo me sono attacchi di senilità, l’età avanza anche se magari vuol sempre sembrare un ragazzo. Ha presente quei film con attori anziani come Walter Matthau, che poi litigano e ne fanno di tutti colori? Ecco, è lo stesso, solo che quelle sono commedie mentre questa storia non fa ridere per niente». 
Cosa ne dirà Luciano?
«Non lo so. Pubblicamente si è espresso solo Alessandro, giustamente penso sia preoccupato per la sua reputazione».
Crede che Alessandro stia meditando uno strappo?
«Spero di no, perché è una risorsa importante e una persona di grande valore. Di talento non ce n’è mai troppo».
Com’è il clima in Edizione, con quello che sta accadendo?
«Quando succedono questi episodi, ti chiedi perché lo fai».
Si è dato una risposta?
«Sì: cerco di difendere le aziende. Parlo di lavoratori e famiglie, ma anche delle aziende stesse, importanti realtà che si trovano in relativa difficoltà per quanto disposto dal decreto Milleproroghe. Bisogna cercare soluzioni e fare proposte al Governo, per vedere di venirne fuori».
È ottimista?

«Non lo so, ma ci provo. Non sono solo. Faccio il mio pezzo, cercando di dare un contributo per le mie capacità. Non sono io il concessionario, ci sono i Cda che tengono molto alla loro indipendenza e autonomia, devo stare attento a non interferire. Però se qualcuno mi chiede aiuto o consiglio, li do volentieri». 

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Il Gazzettino