Olimpiadi invernali del 2026, firmato accordo per il masterplan. Riapertura impianti: «18 gennaio è una deadline»

Olimpiadi invernali del 2026, firmato accordo per il masterplan. Riapertura impianti: «18 gennaio è una deadline»
BELLUNO - Il Presidente della Regione Luca Zaia, il Presidente della Provincia di Belluno, Roberto Padrin, e il sindaco di Cortina Gianpiero Ghedina hanno firmato un accordo che...

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BELLUNO - Il Presidente della Regione Luca Zaia, il Presidente della Provincia di Belluno, Roberto Padrin, e il sindaco di Cortina Gianpiero Ghedina hanno firmato un accordo che vede i tre enti impegnati a redigere e condividere in tempi brevi un masterplan in vista delle Olimpiadi invernali del 2026.

Le Olimpiadi hanno portato a concretizzare la voglia, da parte del pubblico e di imprenditori privati, di intervenire sul territorio montano, per rendere adeguata l'accoglienza al turismo attirato dalla grande festa sportiva, per ottenere la quale tanto si è spesa l'intera comunità, dando prova di grande coesione e di una forza difficilmente intuibile all'inizio della scommessa.

Olimpiadi invernali

Il governo ha già stanziato un miliardo per le opere olimpiche, da dividere tra la Lombardia, le Province autonome di Trento e Bolzano ed il Veneto. D'intesa tra tutti, al Veneto sono toccate oltre la metà delle risorse per la realizzazione della variante alla strada statale n. 51 di Alemagna a Longarone e Cortina e di alcune altre opere ferroviarie. Questi saranno gli interventi che dovranno essere eseguiti dalla costituenda società partecipata da Mit, Mef e dalle Regioni, cui si auspica verranno assegnati poteri speciali per poter portare a compimento le opere in tempo utile per l'appuntamento sportivo di visibilità mondiale.

Milano-Cortina

Ma non sono le uniche necessità del territorio, che per poter accogliere adeguatamente il carosello in fase di organizzazione da parte della fondazione Milano-Cortina, costituita dal Governo alla fine del 2019, avrà necessità di attrezzarsi anche di : - un sistema di mobilità rispettoso dell'abitato, con riduzione della mobilità su gomma privata, quindi parcheggi scambiatori, mobilità alternative slow ed ampie zone a traffico limitato; - un'offerta di impianti sportivi adeguata alla domanda, ormai evoluta da nuove peculiarità dei tempi; - un'offerta riqualificata di servizi per l'accoglienza, diversa dalle seconde case. «Insomma - afferma Zaia - dobbiamo essere in grado di arrivare pronti con tutto quanto serve all'appuntamento principale per la nostra montagna nei prossimi anni. Ma non solo ;dobbiamo saper cogliere l'opportunità di questo evento affinchè quello che realizziamo non sia solo per le olimpiadi, ma sia soprattutto il motore per la sostenibilità futura del nostro territorio. Il 2026, e gli anni di preparazione che lo precederanno possono anche costituire il momento di un nuovo rinascimento per tutta la montagna, prima martoriata dalla tempesta Vaia e oggi messa in croce dal Covid.

Riapertura impianti

La data di apertura degli impianti di risalita proposta dalla Conferenza delle Regioni al Governo, il 18 gennaio, rappresenta una «deadline oltre la quale è difficile andare». Ne è convinto Giampietro Ghedina, sindaco di Cortina, dove sono stati fatti molti investimenti sulle strutture ricettive e sugli impianti anche in vista delle Olimpiadi e dei Mondiali di sci del 2021, soldi che è difficile recuperare con una stagione segnata dal Covid e gli impianti chiusi. «Le aspettative sono quelle di poter aprire per metà gennaio: Primo per le difficoltà ad assumere una serie di costi per una stagione ormai praticamente andata che diventerebbe ancora più ristretta e secondo perché bisogna trovare il personale disponibile per quelle date», commenta Ghedina. «Se non ci mettono nelle condizioni di lavorare, bisogna che arrivino i ristori che negli altri Paesi europei arrivano e qui in Italia invece... Sappiamo che la coperta è corta, sappiamo le difficoltà di questo Governo, sappiamo che probabilmente le responsabilità vanno ricercate negli ultimi 40 anni, però siamo consapevoli che se non ci sono i ristori e se non siamo messi nelle condizioni di lavorare qui alla fine è un disastro» , conclude Ghedina.

 

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Il Gazzettino