Con gli attuali chiari di luna, in Comelico, è impossibile pianificare l’attività alberghiera per i prossimi sette anni, cioè per le Olimpiadi del 2026....
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Un’eventuale decisione che sarà dettata non dalla volontà bensì dalla costrizione, perché in questo suggestivo angolo delle Dolomiti, il settore alberghiero viene portato avanti con estrema difficoltà e una montagna di sacrifici. E ciò accade anche dove è sempre stato riscontrato l’apprezzamento dei clienti, come nel caso del Centrale. Ma senza i numeri per sopravvivere diventa tutto più difficile ed impossibile progettare per il futuro.
«Il grosso del turismo si indirizza verso località più note – continua l’albergatrice – vuoi per fama ed imponenza dei panorami, ovvero Cortina e Misurina, vuoi per risorse grazie allo statuto speciale, ovvero l’Alto Adige ed in particolare la Val Pusteria a noi confinante». E l’occasione è delle migliori per sottolineare ciò che manca al Comelico, vale a dire le risorse alle attività tramite una defiscalizzazione, cavallo di battaglia della giovane imprenditrice.
«Assieme alla zona franca – aggiunge – è assente il supporto della Provincia e della Regione, che in Alto Adige fanno una promozione del territorio studiata, a 360 gradi, efficace e non a spizzichi e bocconi con fantomatici lanci di nuovi loghi ed altre iniziative estemporanee, costose e con impatto pressoché nullo»”.
Eppure non tutto l’arco alpino è in difficoltà, come testimoniano le due valli altoatesine della Pusteria e Casies. All’hotel comeliano snocciolano, uno dopo l’altro, i dati sul ridente comprensorio confinante.
FIGLI E FIGLIASTRI DI STATO
«Non si tratta di un miracolo – spiega Dellamore –. È un successo dovuto alla benevolenza dello Stato italiano, che ha figli e figliastri, nell’assoluto silenzio di qualsivoglia nostro rappresentante politico e di categoria. Perché non è pura casualità se i decenni di forte sviluppo turistico della Val Pusteria corrispondono ai decenni di forte declino turistico del Comelico: e non è pura casualità che questi decenni siano successivi agli anni Settanta, ovvero dopo il Pacchetto per l’Alto Adige».
La chiusa è tutta dedicata all’opportunità di conoscere il parere del Dipartimento per le Politiche Europee e della Commissione europea sul tema: «In quanto, forse, dalla tutela di una minoranza siamo passati ad una sorta di aiuto di Stato, che falsa la concorrenza». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino