Di Maio: «Il Veneto ci dà ragione: più posti stabili col Decreto Dignità»

Luigi Di Maio
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TERAMO - «Questa mattina un giornale del Veneto dice che grazie al Decreto Dignità, in Veneto - dove il Decreto Dignità era stato criticatissimo - sono aumentati i posti di lavoro e sono aumentati quelli stabili, facendo crollare quelli a tempo determinato». Lo ha detto il vicepremier e ministro del Lavoro, Luigi Di Maio . «Col reddito di cittadinanza - ha aggiunto - che è una riforma epocale, formiamo i giovani e meno giovani che non hanno lavoro e che non conoscono e che non hanno le competenze per fare nuovi lavori, per reinserirli lavorativamente. Con Quota 100 liberiamo un milione di posti di lavoro. Questi sono tre provvedimenti che ho firmato io come ministro del Lavoro e che sono solo il punto di partenza. I dati ci daranno ragione, ma non sono solo i dati a dover aiutare le persone e a dare delle risposte agli italiani. Deve essere la percezione del miglioramento».


«Io sono veramente felice di quello che stiamo facendo sul welfare e sul lavoro - ha sottolineato - e mi fa veramente sorridere che sia la sinistra che quella che dovrebbe essere la destra sociale, stanno per promuovere un referendum contro il reddito di cittadinanza. Cioè quelli che non hanno promosso un referendum contro la Fornero, non hanno promosso un referendum contro i vitalizi degli ex parlamentari e le pensioni d'oro, stanno promuovendo un referendum contro una misura che aiuta cinque milioni di italiani in difficoltà e manda in pensione un milione di italiani con quota 100. Cioè quelle forze politiche che dovevano essere vicine ai più deboli, sedicente sinistra e sedicente destra sociale, adesso sono diventati gli amici dello spread, egli amici delle grandi banche, e gli amici dei grandi gruppi economici e potentati economici di questo Paese». «Prima si diceva moriremo democristiani, io credo che questa gente morirà radical chic - ha concluso - perché non si ricorda più che cosa significhi avere sofferenze, che cosa significhi non poter dare da mangiare ai propri figli, non riuscire a trovare un lavoro e non essere formati per quel lavoro».
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Il Gazzettino