Nuvole molto alte e piene d'acqua che racchiudono tanta più energia quanto più è alto lo sbalzo di temperatura fra l'aria calda che si innalza dal mare e quella in...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
È quindi sulla prevenzione che bisogna puntare, secondo D'Oriano, «anche se gli effetti si possono ottenere nell'arco di 5-7 anni». Occorre partire, quindi, da «un attento monitoraggio del territorio per individuare i punti a rischio», passare poi ad «una manutenzione periodica di fossi e fiumi molto più frequente di quella fatta sinora, eliminando strozzature, e pensare ad una vera programmazione urbanistica, rispettando la vocazione naturale del territorio ed evitando le aree più esposte a rischio e il consumo di suolo». Nonostante siano interventi «semplici», dice il geologo, «l'operatività in tempo di pace è quasi sconosciuta, si interviene quasi sempre solo in emergenza». Individuare i punti critici ed eliminare strozzature e detriti, che potrebbero ostruire il deflusso dell'acqua, è dunque il primo passo preventivo da fare con maggiore frequenza.
«Il monitoraggio non deve essere solo geografico ma deve considerare anche la struttura geologica», rileva D'Oriano ricordando che «in Parlamento si sta discutendo della trasformazione dell'Autorità di bacino in Autorità di distretto, preposta al controllo di alluvioni e dissesto con una competenza su un territorio più ampio ma che penalizza l'efficacia».
Il Gazzettino