Cacciatori mobilitati: «Così combattiamo l'invasione delle nutrie»

Cacciatori mobilitati: «Così combattiamo l'invasione delle nutrie»
ZOPPOLA - Lotta senza quartiere alle nutrie che hanno invaso  Zoppola. A dichiarare guerra ai roditori è Giorgio Cauduro, direttore della Riserva di caccia...

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ZOPPOLA - Lotta senza quartiere alle nutrie che hanno invaso  Zoppola. A dichiarare guerra ai roditori è Giorgio Cauduro, direttore della Riserva di caccia locale. «Siamo stati autorizzati a intervenire - spiega - dall'Ispettorato delle foreste di Pordenone, nell'ambito del piano regionale per la loro eradicazione. Una squadra di cacciatori volontari uscirà tutti i giorni dall'alba al tramonto, indossando un giubbetto molto evidente per essere riconoscibili dalla comunità e dei loro interventi saranno sempre informati i carabinieri e la polizia municipale. La nutria sta causando gravi danni alle colture, come il mais, l'orzo e la soia, ma soprattutto crea problemi agli argini dei fiumi scavando cunicoli, che risultano pericolosi anche per l'uomo. Una delle cause della proliferazione di questi grandi topi, pare sia da attribuire anche alla produzione di pellicce alternative a quelle del castoro.


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Secondo la stima del direttore della Riserva di caccia di Zoppola, «nel territorio ci sono circa 150 nutrie e sono numerose soprattutto nelle zone vicine ai corsi d'acqua. In provincia, tra i comuni dove ci sono numerosi esemplari, figurano Azzano e Pasiano, mentre nella zona pedemontana si contano sulle dita». Infine il direttore spiega come avviene il contrasto alla proliferazione di questi animali: «Vicino alle case o alle strade si usano delle trappole, invece in aperta campagna vengo direttamente soppresse dai cacciatori, con armi da sparo». E alla domanda su come vengono smaltite, risponde «che esiste una precisa autorizzazione dell'Ente caccia a provvedere alla loro sepoltura». Per quanto riguarda le misure anti-concezionali, spiega «che questo genere di trattamento viene utilizzato soltanto per contenere l'invasione dei colombi». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino