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MESTRE - I locali non ci stanno. Il nuovo Dpcm che limita gli orari di bar e ristoranti, impedendo loro a un certo punto della serata di avere i clienti fuori a bere e chiacchierare, ha messo sul piede di guerra i titolari, che però sembrano assicurare il proprio impegno a rispettare e far rispettare le direttive. «Queste norme mi penalizzano molto - dice Luca, proprietario dell'omonima osteria di piazza Carpenedo - dalle 21 dovranno essere tutti seduti, sarò io a dover invitare i clienti a prendere posto, e quando le sedie saranno finite dovrò mandare via la gente, pena una multa dai vigili. A me è già capitato qualche giorno fa - rivela curiosamente, come a dire che qualcuno aveva iniziato ad allenarsi - in un bar di un collega, anzi, di un amico, mi hanno detto se trovi un tavolo bene, altrimenti te ne devi andare».
ADDIO CENE Il titolare aveva già ridimensionato la sua offerta a causa delle restrizioni portate dal Covid. «Non serviamo più la cena come prima - ricorda a malincuore - ormai facciamo tutto da asporto e a domicilio, e per fortuna che noi a mezzanotte siamo chiusi, dunque le regole per chi lavora oltre questo orario non ci riguardano». E c'è spazio anche per la forza della ragione. «La situazione è così - chiarisce - penso sia giusto, ma come faremo a lavorare resta un'incognita. Vogliono concentrare tutto in poche ore - aggiunge - ma questo penalizza anche la convivialità rilassata di un bicchiere di vino, che diciamolo, non è un fatto solo veneto». RISCHIO MULTE Vittoria di AquAlta, «demoralizzata», sottolinea come molti clienti non abbiano recepito le nuove modalità. «Mi telefonano per chiedermi un tavolo da dieci persone - racconta - ma dovrei avere un tavolo gigantesco per farli sedere tutti a distanza: così non si prendono prenotazioni e quindi non si lavora».
GESTIONE DIFFICILE Dunque come gestire i flussi di chi fino a ieri poteva sostare con il proprio bicchiere di vino di fronte al bar e adesso, dalle 21 in poi, non più? «Sarà difficile - spiega - dovrei prendere una persona dedicata, ma in un momento come questo è una spesa che non posso permettermi». E poi una riflessione dal sapore si starebbe meglio se si stesse peggio: «Avrei preferito chiudere totalmente, se solo mi pagassero la chiusura: che senso ha rimanere aperti con questi limitazioni? Vi assicuro che c'è malumore in giro... E pensare che con i soldi che queste norme non mi faranno guadagnare dovrei pagare lo stipendio a chi queste norme me le sta imponendo».
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