Veneto Strade, la Lega tiene per sè il controllo con 3 consiglieri su 5

Veneto Strade
VENEZIA - Quello votato ieri dal consiglio regionale del Veneto rischia di essere il consiglio di amministrazione più breve di Veneto Strade. Dopo tre anni di stop, sembra...

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VENEZIA - Quello votato ieri dal consiglio regionale del Veneto rischia di essere il consiglio di amministrazione più breve di Veneto Strade. Dopo tre anni di stop, sembra infatti che il progetto di far entrare Anas nell’azienda regionale stia per ripartire, tant’è che oggi si sarebbe dovuto tenere un incontro tra la vicepresidente e assessore alle Infrastrutture del Veneto, Elisa De Berti e il nuovo amministratore delegato della società del Gruppo Fs, Aldo Isi, nominato alla fine dello scorso anno. L’incontro è stato rinviato a causa di un grave lutto che ha colpito la famiglia della vicepresidente, ma il confronto tra Palazzo Balbi e Anas di fatto è ripartito. Ed è per questo che i cinque nuovi vertici di Veneto Strade rischiano di essere a breve sostituiti per far posto a quelli di Anas.


LO STOP
Il progetto risale al 2018. Il 23 febbraio di quattro anni fa il governatore Luca Zaia e l’allora amministratore delegato di Anas Gianni Vittorio Armani avevano firmato a Venezia un accordo che prevedeva l’ingresso di Anas in Veneto Strade: Anas avrebbe comprato il 51% delle quote che nel frattempo la Regione aveva rilevato da altri soci. «Per il Veneto - era stata la spiegazione - l’ingresso di Anas e la relativa riclassificazione della rete si tradurranno nel trasferimento a carico del contratto di programma Anas Ministero dei Trasporti dei costi di gestione e manutenzione dei 700 km riclassificati per una cifra annua di circa 21 milioni di euro, oltre a investimenti di manutenzione programmata per 10 milioni di euro/anno, con la previsione di uno specifico stanziamento complessivo pari oltre 100 milioni di euro per l’esercizio 2018-2022». A quegli importi dovevano poi aggiungersi «le economie derivanti dalle sinergie operative tra Anas e Veneto Strade e dall’aumento dell’efficienza complessiva stimabili in un recupero del 10% dei costi di gestione». Dopo le dimissioni di Armani, la battuta d’arresto all’epoca temuta dal Pd si è verificata. Ci sono stati tre Governi - Conte I, Conte II, Draghi - e solo ora, con l’arrivo di Isi, pare che la situazione si stia sbloccando: giusto un paio di settimane fa si è deciso di costituire un tavolo tecnico.
In tutti questi anni il Cda di Veneto Strade è stato prorogato. In carica fino a ieri c’erano Roberto Turri (presidente), Oscar De Bona, Celio Fullin, Luciano Dussin, Quinto Piol, con Silvano Vernizzi amministratore delegato. Ieri il rinnovo totale. Con la Lega che ha voluto mantenere la maggioranza assoluta senza concedere alcun margine agli alleati.


LA VOTAZIONE


Dei 5 nuovi amministratori di Veneto Strade eletti ieri dai 46 consiglieri regionali, ben 3 sono in quota Lega: il genovese Marco Taccini, poi eletto con successiva votazione presidente, ha preso 36 voti; il veronese Alessandro Menon (che è anche assessore del Comune di Pescantina e per questo non era eleggibile alla carica di presidente della società stradale), eletto sempre con 36 voti; la vicentina Luisa Nardi, 24 voti. Il quarto componente, in quota Fratelli d’Italia, è il trentino Paolo Formaggioni, 12 voti. La quinta, proposta dall’opposizione, è l’ex candidata sindaco di Belluno, la dem Claudia Bettiol, 8 voti. Se anche fosse stato dato un secondo consigliere all’opposizione, il centrodestra avrebbe sempre controllato il Cda. Ma, viste le turbolenze a livello nazionale tra alleati, la Lega ha voluto la maggioranza per sé, senza dover dipendere dai Fratelli di Giorgia Meloni.

 

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Il Gazzettino