Nuove villette in via del Tinto, è battaglia aperta

Un rendering delle villette che verrebbero realizzate in via del Tinto
«La nuova lottizzazione rischia di far scomparire l’ultimo frammento della foresta planiziale post glaciale della Val Padana». In via del Tinto, a ridosso del...

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«La nuova lottizzazione rischia di far scomparire l’ultimo frammento della foresta planiziale post glaciale della Val Padana». In via del Tinto, a ridosso del Bosco di Carpenedo, stanno partendo i lavori relativi alle opere di urbanizzazione per realizzare, tra il Villaggio Sartori e la caserma Matter, una ventina di nuove villette.

Un progetto edilizio di cui si parla già da qualche anno e che ha avuto pure un iter piuttosto travagliato, ma che ora è sul punto di concretizzarsi. Dopo l’iniziativa di 11 associazioni ambientaliste che nelle scorse settimane inviarono un esposto in Procura contro il permesso a costruire rilasciato dal Comune il 14 gennaio 2019, ora si muove la sezione veneziana della Lipu: «La lottizzazione andrebbe a danneggiare una delle ultime aree residue ricche di natura e biodiversità e farebbe abbassare le falde acquifere già oggi in sofferenza, mettendo a rischio un habitat dove vivono numerose specie animali». Il Bosco di Carpenedo è un sito di notevole interesse naturalistico ed è riconosciuto come Zona conservazione speciale per la flora e la fauna, tutelato da normative comunitarie, nazionali e regionali. «Realizzare in quel preciso punto delle nuove costruzioni – scrive il responsabile della Lipu, Giampaolo Pamio - rappresenterebbe un grande pericolo per la vita del bosco, in quanto le escavazioni farebbero abbassare le falde acquifere che già negli ultimi anni hanno dimostrato di patire abbastanza, cagionando la probabile moria del bosco originario. Una serie di animali, uccelli e anfibi già in forte sofferenza in Val Padana per la perdita di habitat, ne risentirebbero al punto da portarli ad una possibile definitiva scomparsa». La parte originaria del Bosco di Carpenedo ha un’estensione di circa un ettaro e mezzo ed è un frammento geneticamente puro delle antiche foreste planiziali di carpini che ricoprivano tutta l’area orientale della Val Padana. Negli anni Novanta altri impianti nell’area attigua hanno portato l’area ad estendersi fino a 13 ettari che si caratterizzano per la presenza di molte specie arboree tra cui farnie, acero, frassino, ontano nero e carpino bianco. «Troviamo assai curioso – sottolinea Pamio - che una trentina di anni fa la città di Venezia abbia rinunciato a costruire il nuovo ospedale nell’area attigua al bosco per non danneggiarlo e per i vincoli esistenti, spostandone di qualche chilometro la localizzazione a costo di creare disagi per la cittadinanza. Se dopo tanti anni il problema si ripresenta ciò sta a significare che non è stato fatto nessun progresso, anzi sono stati fatti dei passi indietro in termini di consapevolezza dell’importanza di tutelare le ultime aree ricche di natura e biodiversità, aree - conclude il rappresentante Lipu - che rappresentano occasione di salute, benessere e servizi ecosistemici unici». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino