VENEZIA - Un calvario. Oltre cinque mesi senza stipendio, un carico di promesse e la data fatidica che si avvicina e poi si allontana. Un miraggio. La giornata del 19 gennaio,...
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«Significa che, come si poteva supporre, ci sono enormi ritardi - dice Alessandra Michieletto, dei Precari Gilda di Venezia - il problema è che i soldi non ci sono. Li stiamo grattando nelle supplenze non date e con il non rinnovare i contratti. Ci sono colleghi precari che vengono mantenuti dalle famiglie e c’è chi riceve 200 euro come contentino». Ci sono decine di persone che da settembre non vedono una lira ed è difficile anche sbarcare il lunario.
«C’è chi, per esempio - aggiunge Micheletto - aveva 6/7 ore: ha cercato di implementare il contratto con altre ore di supplenza. Ebbene, sono state pagate per il primo impegno e non per il secondo: ma una cosa sono 400 euro al mese, ben altro è riceverne 1000».
«E’ chiaro che la macchina non funzione - spiga Fabio Barina, responsabile di Gilda - sicuramente hanno problemi informatico-gestionali, ma mai si sono viste cose del genere. Qui il problema è economico. Speriamo che chiudano anche per il futuro».
«E’ chiaro che deve esserci apertura di credito attorno a di una promessa così istituzionale - il pagamento per venerdì - anche se il sospetto che tutto fosse in bilico era già emerso. In particolare, c’è chi si era piccato, nei giorni scorsi, di andare a spigolare nel portale NoiPa, dove si evidenziano gli stipendi dei dipendenti della pubblica amministrazione.
Era stata un’insegnante di scuola media, un contratto a tempo determinato per sostituire una collega in maternità, naturalmente senza stipendio, a scoprire il ritardo. L’amara sorpresa l’aveva spinta a rivolgersi al Gazzettino. «Chiamo il portale l’operatrice mi dice che pur essendo stati autorizzati i pagamenti da parte dell’istituto scolastico - aveva raccontato l’insegnante - il Miur non ha capienza sufficiente nel relativo capitolo di bilancio». Cosa significasse "non ha capienza sufficiente" è intuitivo: i soldi non c’erano. Era il 16 gennaio e tutto era ancora possibile. Poi lo slittamento. Ora siamo a un nuovo conto alla rovescia: dovrebbe essere tutto più razionale, ma è comunque il caso di incrociare le dita. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino